L’industria dei trasporti polacca è indubbiamente tra le più importanti dell’intera Unione Europea. Gestisce infatti il 30% dei trasporti internazionali e il 17% delle movimentazioni di merci all’interno dell’Unione. Le infrastrutture del Paese si stanno sviluppando in fretta e le istituzioni non tardano a regolamentare un settore in continua crescita. Il traffico sul porto di Danzica è in costante aumento e, oggi, è tra i bacini più importanti tra quelli affacciati sul mar Baltico. Il settore aeroportuale, che ha visto l’apertura al traffico del terminal di Varsavia-Modlin nel 2012, è in forte evoluzione. Nel 2023 sarà inaugurato lo scalo di Radom mentre, entro due anni, sarà completato il progetto di ampliamento del terminal Giovanni Paolo II di Cracovia. Parallelamente, il Paese vede anche lo sviluppo di hub logistiche e terminal intermodali, che completano una delle economie più forti dell’Europa centro-orientale.
In questo scenario, nel 2017 è stato fondato il Polski Instytut Transportu Drogowego (Pitd), un’importante istituzione con sede a Breslavia, che si occupa di fornire aiuto e supporto a tutto il settore dei trasporti, organizzare incontri e convegni, rivolti sia a neofiti che a professionisti affermati, sensibilizzare l’opinione pubblica verso la professione di autista ed aumentarne l’attrattività ma anche ed elaborare studi di settore che possano fornire dati e linee guide per prevedere l’andamento del mercato.
A partire dal 2018, attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati statistici, l’istituto è impegnato ad analizzare l’evoluzione dei salari medi degli autisti polacchi, tenendo in considerazione fattori quali la loro età, l’esperienza acquisita, il mercato di riferimento (trasporti nazionali o internazionali) ma anche la natura del rapporto lavorativo. Gli stipendi più alti sono statisticamente riconosciuti ai conducenti più giovani e non, come si potrebbe pensare, a quelli con più esperienza o con più anni di servizio.
Questo dato, secondo il Pitd, dimostra quanto i datori di lavoro siano disposti a concedere pur di invogliare i più giovani ad intraprendere la professione di autista o quanto siano disposti a pagare pur di strappare un conducente alla concorrenza. Gli autisti giovani sono anche più disposti a lavorare su tratte internazionali, notoriamente meglio retribuite e che implicano un periodo più lungo fuori casa e lontano dagli affetti personali.
L’istituto ha anche analizzato le variazioni dello stipendio medio degli autisti polacchi tra il 2018 e il 2021, registrando un aumento costante della retribuzione media e una crescita record tra il 2019 e il 2020, che ha toccato picchi del 18%. Questo dato che diventa ancora più sorprendente considerando che la crescita media degli stipendi nazionali, nello stesso anno, è stata dell’11% circa. E’ verosimile ritenere che la crescita sia poi stata rallentata dall’epidemia di Covid-19, che ha riportato il tasso di crescita a un livello compreso tra l’1 e il 2%.
A questo proposito, l’Istituto ha voluto analizzare l’impatto della pandemia sugli stipendi degli autisti di professione e ha condotto una ricerca che ha coinvolto un campione di 1200 conducenti e 300 datori di lavoro. Nonostante la crescita fortemente ridotta rispetto agli anni precedenti, da questa analisi è emerso che sei autisti su dieci ritengono che la pandemia non abbia avuto alcun impatto sul proprio salario mentre solamente un terzo dei campioni presi in esame ha dichiarato esserne stato economicamente penalizzato.
Lo studio ha esaminato anche i benefit concessi agli autisti e le tecnologie a loro disposizione. I risultati sono stati considerati come soddisfacenti e oltre il 70% degli intervistati ha a disposizione tecnologie moderne quali sistemi di navigazione professionale, di rilevazione di ostacoli e assistenti alla guida ecologica. Per quanto riguarda i benefit ed il welfare, invece, solo il 22% del campione preso in esame riceve un’assicurazione aggiuntiva ed è risultata non soddisfatta la richiesta di avere accesso a cure mediche private o formazione extra-professionale, per esempio linguistica.
Un altro dato allarmante emerso durante la ricerca è l’aumento del numero di conducenti che stanno valutando di cambiare professione (più della metà degli intervistati) o insoddisfatti del proprio lavoro (circa il 30%), in un mercato in cui si registra già la mancanza di 150mila autisti. Dai dati raccolti, è evidente che gli intervistati più propensi ad intraprendere una nuova professione siano quelli con uno stipendio mediamente più basso. Il pacchetto mobilità, entrato in vigore nel Febbraio 2023, potrebbe quindi rappresentare un punto di svolta, avendo tra gli obiettivi dichiarati quello di migliorare il trattamento economico riservato ai conducenti.
La manovra è stata infatti studiata per garantire salari più alti, maggior tempo libero e rientri più frequenti alla base che, di fatto, chiuderanno l’epoca delle notti trascorse in cabina. La riforma porterà quindi indubbi benefici, ma obbligherà gli autotrasportatori a fronteggiare costi di gestione maggiori, potenziando le infrastrutture e ripianificando tutta l’operatività, dalla rotazione dei mezzi alle soste dei propri conducenti. In un periodo di forte instabilità geo-politica, l’auspicio è che queste misure riescano a risolvere o quantomeno a mitigare la mancanza di autisti, ormai cronica, del settore. La risposta arriverà nei prossimi mesi, quando gli effetti del Pacchetto Mobilità saranno tradotti in cifre.
Marco Martinelli