A poche ore dall’amministrazione giudiziaria per BRT e la filiale italiana di Geodis, la procura di Milano ha rivelato il 24 marzo 2023 un’altra imponente indagine nella logistica lombarda, che ha prodotto ventidue ordinanze di custodia cautelare – dieci in carcere e dodici ai domiciliari - e i sequestro preventivo di 292,7 milioni di euro, eseguite dalla Guardia di Finanza. I pubblici ministeri Grazia Colacicco e Pasquale Addesso contestano agli indagati i reati di associazione per delinquere, bancarotta, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per avere organizzato una colossale evasione fiscale durata vent’anni usando consorzi e cooperative che forniscono servizi di facchinaggio e logistica.
In una nota diffusa dalla Procura si legge che “le attività di indagini hanno consentito di ricostruire un articolato sistema criminale operante in Lombardia da circa un ventennio, formalizzato all’evasione fiscale, ininterrottamente replicato dal 2000 sino ad oggi, attraverso la sostituzione delle società ‘pilotate’ al fallimento (consorzi e società cooperative di lavoro) con nuovi veicoli societari costituiti ad hoc e l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti”. In pratica, le cooperative erano costituite appositamente per la frode, evadendo il pagamento delle imposte, e dopo pochi anni svuotate di qualsiasi patrimonio e lasciate all’insolvenza.
Queste coop erano poi sostituite da altre nuove, riconducibili alle stesse persone, che le sostituivano negli appalti, riproducendo lo stesso meccanismo. In questo modo gli organizzatori riuscivano a mascherare l’evasione ponendo periodicamente imprese “pulite” davanti a quelle a rischio o magari già scoperte dagli inquirenti. Oltre agli arresti e al sequestro, i Finanzieri hanno svolto numerose perquisizioni. L’indagine ha usato anche intercettazioni telefoniche, ottenute pure inserendo programmi trojan nei cellulari degli indagati.
Per evadere il Fisco, l’organizzazione trasferiva i soldi in Cina, grazie a complici cinesi, usando false fatture e poi faceva rientrare i capitali in Italia sotto forma di contante in cambio di una commissione del 9%. Al vertice dell’organizzazione c’è un italiano di Torre del Greco (Napoli), il cui nome era già emerso in un’inchiesta analoga, che è ritenuto amministratore di fatto o di diritto di diverse imprese coinvolte nella frode. Tra i nomi emersi nell’indagine, il quotidiano Il Giorno riporta quelli del Consorzio Sac, del Consorzio Progresso Logistico e della Ailati Scarl, che avrebbero gestito tutte le altre cooperative. Complessivamente le persone indagate sono cinquanta.