Non c’è solo la Torino-Lione, ma anche le linee internazionali tra la Francia e la Spagna a finire nel vortice delle polemiche politiche interne al paese d’Oltralpe ma anche a innescare dibattiti e malumori con gli stati confinanti. Tutto ha avuto inizio con un parere tecnico espresso dal Coi, il Conseil d'Orientation des Infrastructures, che è un organismo consultivo del ministero dei Trasporti francese. Il Coi, rispettando il compito per il quale è stato costituito, ha redatto un dossier sugli investimenti ferroviari analizzandoli nel dettaglio secondo il principio dei costi/benefici e prendendo in esame anche un ventaglio di ipotesi alternative.
Anche se i pareri del Coi non sono vincolanti per il Governo di Parigi, i risultati del suo dossier hanno subito infiammato il dibattito. In estrema sintesi il Conseil suggerisce di concentrarsi sui progetti ferroviari di importanza nazionale rispetto a quelli di respiro europeo, da qui la conclusione di rinviare nel tempo gli investimenti già ipotizzati sulle direttrici transfrontaliere Ten-T, come il corridoio Mediterraneo che interessa l’Italia con la Torino-Lione e il corridoio Atlantico che riguarda la Spagna con le due linee tra la Francia e la regione spagnola dei Paesi Baschi e quella verso Saragozza.
Per primo il dibattito si è acceso sulla Torino-Lione, ma in seguito è scoppiato anche il caso della Spagna, finito ora davanti alla commissione Trasporti del Parlamento europeo. Questo perché la Francia potrebbe rinviare al 2042 il progetto di potenziamento della tratta del corridoio Ten-T che collega il nodo ferroviario francese di Dax, a sud di Bordeaux, con Bilbao/Vitoria nei Paesi Baschi. Analoga sorte potrebbe toccare la direttrice posta più a est tra la francese Pau e la spagnola Saragozza, attraverso Huesca. L’Europa ritiene opportuno e vantaggioso tenere la barra ferma sull’ipotesi di avviare gli investimenti necessari entro il 2030, ma l’ultima parola spetta a Parigi.
Nel frattempo, tra smentite, dubbi e precisazioni resta aperto il dibattito sulla Torino-Lione. Che la Francia volesse sfilarsi dall’impegno di realizzare la tratta nazionale della nuova linea ad alta capacità, era cosa ormai abbastanza chiara, ancora prima del recente parere non vincolante dei Coi.
Ai più attenti non era sfuggita la “decision ministerielle” dell’8 aprile 2019 del ministero dei Trasporti in cui si suggeriva di impegnare le risorse sull’ammodernamento e il potenziamento della ferrovia Digione-Modane, quale tratta di accesso prioritaria al tunnel di base del Moncenisio (spendendo un decimo, 600 milioni contro oltre sei miliardi di euro).
Le ferrovie francesi Sncf venivano invitate solo a riesaminare “la coerenza e la tempistica, cercando di ottimizzare i costi e la gradualità degli interventi in modo da garantire la sostenibilità finanziaria del programma”. Detto in altri termini: se ne riparlerà in futuro, sicuramente non prima del 2040.
Da qui è scaturito un vivace dibattito anche in Francia con una serie di esponenti politici ed economici che hanno preso posizione contro il rinvio. Finito all’angolo, il ministero si è dapprima trincerato dietro il parere non vincolante del Coi, poi all’apparenza ha fatto un passo avanti promettendo lo stanziamento di tre miliardi di euro per avviare la realizzazione della tratta francese della Torino-Lione secondo il progetto iniziale. Ma a ben guardare la somma è esattamente la metà di quanto servirebbe. Chi metterà gli altri fondi? Se non ci sarà una risposta positiva dall’Europa, sembra solo una mossa per prendere tempo.
Piermario Curti Sacchi