Il fronte del porto si apre alle donne: un altro mestiere ritenuto tradizionalmente adatto ai maschi, quello di operatore portuale, comincia ad accogliere il genere femminile, grazie alla tecnologia e complice la carenza di manodopera che colpisce l’intero comparto dei trasporti. Un primo passo avviene nel porto di Trieste, dove l’Agenzia del Lavoro Portuale assumerà le prime quattro donne: Monica, Erika, Sara, Edislaidys, tutte con età inferiore ai trent’anni. Prima di iniziare il lavoro, seguiranno un periodo di formazione e in una prima fase saranno assunte tramite l’agenzia di lavoro interinale Intempo, come è avvenuto per altri lavoratori.
L’ingresso delle donne in banchina è stato sostenuto dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale che, per esempio, ha supportato l’Alpt per risolvere il primo problema logistico legato a spazi adeguati e spogliatoi dedicati alle donne. “Il problema è il cambiamento di paradigma nell’organizzazione del lavoro”, spiega il presidente dell’Autorità, Zeno D’Agostino. “Si continua a impostare sempre le cose con un approccio da uomini, ma la professionalità e la competenza non hanno mai genere. La competitività del nostro porto passa dalla capacità di attrarre talenti, indipendentemente dal genere. L’assunzione delle prime quattro donne in Alpt è un messaggio importante e nuovo che si vuole dare nel processo di evoluzione di un porto sempre più inclusivo e aperto alle donne. Era ora, perché in altri porti succede già. Dopo questo primo passaggio, auspichiamo che tanti altri ne vengano fatti anche dai soggetti privati presenti nei nostri due scali, incoraggiando il mondo femminile a considerare la portualità e la logistica come settori sempre più accessibili”.
Il presidente dell’Agenzia del Lavoro Portuale ha precisato che “abbiamo fatto nelle settimane scorse sei assemblee, suddividendo i portuali in gruppi, per illustrare loro la situazione positiva della attività dell’Agenzia. In quella occasione abbiamo informato i lavoratori dell’intenzione di aprire alle donne l’opportunità di operare in banchina al loro fianco, trovando consenso e accoglienza. Il porto di Trieste deve crescere nel traffico, nell’infrastruttura, nelle tecnologie e nella parità di genere.”