Spesso ci si chiede come gli osservatori stranieri guardano e giudicano le vicende italiane, ma mentre sulle scelte politiche ed economiche i commenti esteri abbondano, non altrettanto avviene quando si fa riferimento a trasporti e infrastrutture, visti con distacco fuori dall’Italia. È per questo motivo che non passa inosservato, e un po’ sorprende anche per la schiettezza con il quale viene proposto, un commento ospitato sul sito internet internazionale specializzato RailFreight, del gruppo olandese ProMedia.
Già a partire dal titolo si ha la chiave di lettura: “Questi due progetti riassumono l’approccio italiano al trasporto ferroviario merci”. È facile intuire da subito che gli esempi appositamente scelti invece di essere semplicemente illustrativi, sottolineano secondo gli autori l’incongruenza delle scelte infrastrutturali italiane. L’agenzia prosegue osservando che ci sono due progetti in Italia che sembrano abbastanza descrittivi del modo in cui il Paese affronta le sue priorità, soprattutto quando si tratta di trasporto merci su rotaia.
Questi sono il ponte sullo Stretto di Messina e il quadruplicamento della linea ferroviaria Monza-Chiasso. Quale sia il giudizio appare subito chiaro: “Il primo progetto è portato avanti dall’attuale coalizione di Governo, in particolare dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, nonostante non tutti siano d’accordo sulla sua utilità; il secondo è stato chiesto da molti operatori del settore, ma le istituzioni non sembrano troppo intenzionate a realizzarlo”.
Il quadruplicamento della ferrovia Monza-Chiasso, quale direttrice di accesso da sud all’asse del Gottardo dove con il progetto AlpTransit la Svizzera ha investito venti miliardi di euro, è sul tavolo di Rfi almeno dai primi anni Duemila. Ma se da un lato il Governo italiano e in prima persona il ministro dei Trasporti sono pronti a investire ingenti risorse pubbliche, comunque ancora tutte da reperire, su un progetto futuribile come il ponte, dall’altro, per la Monza-Chiasso manca il sostegno politico e solo grazie alla spinta che viene dalla Svizzera (con il memorandum d’intesa del luglio 2023) si dà mandato a Rfi di posare un terzo binario tra le stazioni di Cantù e Camnago, poco più di sei chilometri, oltretutto suddividendo la realizzazione in due fasi, la prima tra Camnago e Carimate, la seconda tra quest’ultima località e Cantù, con un investimento complessivo di 350 milioni di euro.
RailFreight osserva: “il ponte viene trattato come il fiore all’occhiello di questa coalizione di Governo, la Monza-Chiasso sembra essere finita nell’oblio; dopo due decenni in cui il progetto non è andato avanti, si può dire che Rfi non ci creda più di tanto”. E sì che da qui passa il principale asse ferroviario merci transalpino dell’Italia nord-occidentale. L’agenzia internazionale si addentra in un’analisi tecnica interessante che riguarda l’inserimento della ferrovia nel tracciato del ponte sullo Stretto.
In base al progetto proposto, la struttura sarà dotata di una linea a doppio binario senza intersezioni se non nei rispettivi accessi estremi, quindi di fatto sono due binari singoli paralleli. Il rischio è quello che in caso di incidenti o manutenzione straordinaria sia disponibile un solo binario o addirittura venga interdetta completamente la circolazione. E inoltre, gli scenari per il trasporto ferroviario sono mutati da quando il progetto è stato redatto nel 2011. L’Unione Europea ha stabilito nuovi standard per i treni merci, lunghi 750 metri con oltre 2mila tonnellate. Il ponte sarà in grado di sopportare il loro passaggio?
Piermario Curti Sacchi