L’inaugurazione del primo tratto, quello più settentrionale, lungo una manciata di chilometri (8,5 per l’esattezza) tra Rivalta Scrivia e Tortona del Terzo Valico dei Giovi, ha fatto tornare d’attualità il tema di quale sarà il futuro dello scalo ferroviario di Alessandria. Nel corso degli anni si sono sprecati i progetti su come rivitalizzare l’area dello smistamento alessandrino, con l’opzione di farne un grande hub per movimentare le merci, oppure il retroporto di Genova.
Ora, a quanto si apprende in occasione dell’inaugurazione a Rivalta del 12 gennaio 2024, le ferrovie avrebbero pronto un piano di fattibilità con l’analisi costi-benefici. Questo progetto è sulla scrivania di Calogero Mauceri, commissario straordinario per il nodo ferroviario di Genova, il Terzo Valico dei Giovi e, come aveva previsto il decreto di nomina del 2019, anche dello scalo di Alessandria Smistamento. La valutazione dovrà tenere conto anche dell’impegno di spesa richiesto che dovrebbe essere intorno ai 300 milioni di euro, dopo l’aggiornamento prezzi dovuto al costo delle materie prime e alle opere di bonifica necessarie.
Già in occasione degli Stati generali della logistica del Nord Ovest che si erano tenuti ad Alessandria il 21 aprile 2022, Christian Colaneri della direzione commerciale di Rfi, aveva annunciato che entro giugno 2022, la società di gestione della rete avrebbe definito le specifiche funzionali di dettaglio insieme alla redazione del documento di valutazione delle alternative di progetto per l’area logistica dell’alessandrino. Quella scadenza è passata senza che ci fossero novità di rilievo, ma vista la storia pregressa, il ritardo appare del tutto accettabile. Successivamente, nel marzo 2023 era stato firmato un protocollo per lo sviluppo dello scalo con funzioni intermodali e del progetto del nuovo terminal.
Del futuro dello scalo ferroviario di Alessandria, in passato uno dei più grandi e movimentati d’Italia (ha un fascio di una cinquantina di binari) e ora quasi inutilizzato, e della sua possibile funzione di retroporto genovese se ne parla da decenni. Praticamente da sempre, fin dalla sua costituzione, è stato il cavallo di battaglia di Slala (Sistema logistico del nordovest d’Italia), nata nel 2003 e nel 2019 diventata fondazione di partecipazione, costituita da numerosi enti, istituzioni e associazioni che con alterne fortune e interesse vi hanno partecipato.
Sono due le possibili funzioni per lo scalo di Alessandria smistamento. La prima prevede il ruolo di gateway o hub. In questo caso si offre la possibilità di scambio intermodale gomma-ferro con la rottura di carico dei trasporti da e per il terminal di Alessandria sia in ambito nazionale sia internazionale. In pratica si parla di terminal intermodale. La seconda funzione è quella del retroporto o “porto secco” con la possibilità di scambio intermodale gomma-ferro per le merci originate o dirette verso i porti di Genova e Savona/Vado e l’ipotesi di rottura di carico con rilancio su ferro verso l’estero per i soli servizi generati dai due porti liguri.
La scommessa si gioca anche sulla formula della gestione: se deve essere una struttura pubblica (con il rischio di farne un “carrozzone”) o al contrario una piattaforma dinamica e funzionale e in questo caso con i privati come principali protagonisti. In quest’ultimo caso già si era registrata una manifestazione di interesse da parte di Msc e di Hupac, società che recentemente hanno sottoscritto protocolli d’intesa con il gruppo Fs per sviluppare l’intermodalità ferroviaria.
Piermario Curti Sacchi