La Svizzera non abbandona il trasporto ferroviario in carri completi isolati. Anzi, per sostenerlo ha previsto un piano d'incentivi finanziari per un periodo di otto anni, in modo che a medio termine possa raggiungere l’equilibrio economico e sostenersi da solo. La decisione, tutt’altro che scontata, è stata assunta il 10 gennaio 2024 dal Consiglio federale, l’organo esecutivo del governo della Confederazione e quindi la maggiore autorità elvetica. Questa iniziativa rientra in un piano più articolato per potenziare il traffico merci ferroviario e il trasporto merci con battelli. L’obiettivo è quello di rendere più efficiente l’intero sistema di trasporto.
Il Consiglio a inizio 2023 aveva avviato una consultazione su due varianti che comportavano un impegno finanziario differente. A maggioranza è stata presa la decisione più ambiziosa per garantire le condizioni quadro adatte e soprattutto il sostegno finanziario da parte della Confederazione. Nella legislazione svizzera, questa delibera prende il nome di “messaggio” da trasmettere al Parlamento per la ratifica che possiamo definire popolare, in quanto il Consiglio rappresenta una formula di governo direttoriale.
Il piano di incentivi prevede un finanziamento di 275 milioni di euro per i primi quattro anni. A tempo indeterminato sono invece previsti contributi di trasbordo e di carico e un’indennità per i costi non coperti dall’offerta di trasporto standard per un importo di oltre 60 milioni di euro l’anno. Sono stabilite anche misure specifiche per incentivare l’intermodalità tra ferrovia, idrovia e strada per favorire anche il trasferimento del traffico dalla strada verso le altre due modalità.
La Svizzera inoltre intende percorrere con decisione la strada che punta sulla tecnologia dell’accoppiamento automatico digitale (Dac). Mentre in altri paesi europei si sprecano gli esperimenti, tra entusiasmi e ripensamenti, senza vedere uno sbocco concreto, le ferrovie federali vogliono andare avanti e per favorire ulteriori progressi vengono stanziati, anche se una tantum, 190 milioni di euro.
Le Ffs per prime sono partite con un progetto pilota e da maggio del 2019 hanno iniziato il loro servizio regolare i primi cento carri merci e 25 locomotori dotati di accoppiamento automatico, oltre ad aver varato un ambizioso programma per arrivare alla digitalizzazione dei carri. Saranno equipaggiati con il Dac 15mila carri e 520 mezzi di trazione e il contributo stabilito copre il 30-40% delle spese di adeguamento. L’obiettivo è quello della drastica riduzione dei costi delle manovre in modo da rendere la ferrovia merci sempre più competitiva.
La decisione assunta dal Consiglio federale non pesa sulla finanza pubblica e quindi sulle casse dello Stato, perché i fondi previsti rappresentano una parte degli introiti già preventivati per la Tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (Ttpcp) pagata dall’autotrasporto, nella quota che confluisce nel Fondo per l’infrastruttura ferroviaria, che comunque non perde risorse a favore della manutenzione e per l’ampliamento della rete.
Piermario Curti Sacchi