La procedura comunitaria prevede che quando un Paese presenta alla Commissione Europea una richiesta di aprire una procedura d’infrazione contro un altro Paese comunitario, quest’ultimo possa replicare. E Vienna lo sta facendo nel caso del ricorso presentato dal ministero dei Trasporti italiano contro i limiti e i divieti di transito dei veicoli industriali lungo l’asse del Brennero. Il 19 marzo, la rappresentanza permanete a Bruxelles dell’Austria ha inviato alla Commissione Europea la risposta all’azione legale italiana, rivendicando la correttezza dei suoi provvedimenti. Lo riferisce il quotidiano tirolese Tiroler Tageszeitung, che anticipa anche alcuni punti della posizione austriaca. In tutti i casi, afferma il giornale, una decisione non è prevista prima del 2026.
In linea generale, Vienna afferma che i provvedimenti aumentano la qualità dell’aria e la sicurezza e ciò sarà garantito in futuro solo se essi saranno mantenuti. Ma il Governo austriaco aggiunge dei punti specifici. Il primo è formale, perché il ricorso italiano non definirebbe chiaramente l’oggetto della controversia, che è un requisito procedurale minimo. Il secondo punto entra nella questione. Secondo Roma, i limiti e divieti austriaci limiterebbero la libera circolazione delle merci, che secondo Vienna non sarebbe però limitata perché resta la libera scelta del mezzo di trasporto.
Il terzo argomento presentato dall’Austria riguarda la salute dei suoi cittadini, citando la Corte di Giustizia Europa, secondo cui questo requisito ha lo stato protetto più elevato. Infine, Vienna afferma di essere stata disponibile al dialogo, anche durante colloqui trilaterali (che hanno compreso anche la Germania) e ha presentato alcune soluzioni, come gli slot per l’ingresso dei veicoli industriali in autostrada. L’Italia, viceversa, avrebbe respinto anche piccoli adeguamenti in materia di pedaggio e quindi l’intransigente sarebbe Roma.
L’8 aprile 2024 si svolgerà a Bruxelles la prima udienza, cui parteciperanno i rappresentanti delle due parti e della Commissione Europea. Quest’ultima dovrebbe valutare la questione entro il 14 maggio e decidere se avviare una procedura d’infrazione contro l’Austria inviando a Vienna un parere motivato con la possibilità di una replica entro due mesi. Se la Commissione deciderà che non ci sono gli estremi, l’Italia potrà rivolgersi direttamente alla Corte di Giustizia Europea. In tutti i casi, Vienna intenderebbe mantenere tutti i provvedimenti fino a un'eventuale decisione negativa della Commissione o della Corte di Giustizia europea che, come anticipato, non dovrebbe giungere prima del 2026.