Il 26 marzo 2024 a Milano è stata presentata in anteprima la sesta edizione dello studio "Corridoi ed efficienza logistica dei territori", realizzato da Contship in collaborazione con Srm, che ha l’obiettivo di fornire elementi di analisi significativi per aumentare la competitività della logistica italiana. Lo studio, che quest'anno ha coinvolto quattrocento aziende manifatturiere che esportano o importano via mare con container dalle regioni di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, conferma alcuni dati degli anni precedenti ma introduce anche importanti novità. Queste tre regioni, che insieme rappresentano circa il 41% del Pil e il 51% del commercio estero italiano, hanno mostrato un intenso scambio commerciale via mare: il 28% per la Lombardia, il 33% per il Veneto e il 37% per l'Emilia Romagna.
L'indagine si concentra su tre temi caldi della logistica: digitalizzazione, intermodalità e Ex Works, esplorando le scelte logistiche delle imprese in termini di corridoi logistici e gestione della logistica, e mettendo in luce alcuni fattori chiave. Uno studio di caso sul distretto legno e arredo della Brianza completa la ricerca, fornendo un'interessante analisi territoriale. Tra i punti più importanti della ricerca emerge come la digitalizzazione sia considerata strategica dalla maggior parte delle imprese intervistate, che tuttavia limitano gli investimenti a specifiche aree aziendali.
Inoltre, nonostante una crescente propensione all'uso dell'intermodalità, le imprese richiedono maggiori investimenti in infrastrutture per soddisfare adeguati obiettivi di resilienza e sostenibilità. La questione Ex Works (franco fabbrica) resta preponderante, limitando le potenzialità di sviluppo per gli operatori logistici italiani. Infine, lo studio evidenzia l'importanza della logistica distrettuale, con un focus particolare sul distretto legno e arredo della Brianza, che predilige l'intermodale nel trasporto della merce.
Per quanto riguarda la digitalizzazione, il 64% delle imprese intervistate la ritiene “molto” o “moltissimo” importante per la propria supply chain (61% nella scorsa edizione) e tale percentuale arriva a coprire tutto il campione (99,8%) se aggiungiamo quelle che ritengono sia mediamente importante. A motivare principalmente gli investimenti in digitalizzazione sono “la possibilità di migliorare l’efficienza e presidiare tutte le fasi dei processi” (opzione scelta dal 49% delle imprese) e “la qualità dei propri servizi” (49%). La ricerca rileva tuttavia che gli investimenti in digitalizzazione restano limitati a specifiche aree aziendali: solo il 27% delle imprese adotta un approccio olistico, coinvolgendo tutte le aree dell’azienda e della supply chain, mentre il 54% sta investendo nella digitalizzazione di magazzino, il 32% in quella produttiva e il 27% in quella amministrativa/organizzativa.
Sull’intermodalità, il 20% del campione utilizza il combinato strada-rotaia per trasportare la merce nella tratta porto-azienda e viceversa, dato superiore al 13% registrato mediamente nelle precedenti quattro edizioni dello studio. Pur se in crescita, gli analisti ritengono che la percentuale di imprese che utilizza l’intermodale non sia ancora sufficiente a soddisfare adeguati obiettivi di resilienza e sostenibilità. Tra i fattori che spingerebbero le imprese verso un maggiore uso dell’intermodale ci sono “costi competitivi rispetto alla strada” (valido per il 31%) e “la certezza nei tempi di consegna” (28%). Inoltre, il 55% sostiene che ulteriori investimenti in intermodalità potrebbero aumentare in modo significativo la competitività dell’industria italiana (con picchi del 70% in Lombardia e dell’87% in Emilia Romagna).
Nel terzo punto, che riguarda l’Ex Works, emerge che il 75% delle imprese lo utilizza, e questo è il dato più elevato rispetto al 55% del 2022 e al 64% medio del periodo 2019-2023. Ciò significa, per i ricercatori, meno lavoro e meno potenzialità di sviluppo per gli operatori logistici italiani. La cultura radicata dell’Ex Works nelle imprese è confermata dal fatto che il 61% non intende valutare modalità contrattuali alternative nelle vendite all’estero, mentre il 23% lo farebbe se ci fosse un risparmio chiaro nelle spese di spedizione.
Lo studio completo è disponibile al seguente link: https://bit.ly/corrcont24.