Tra fondi solo annunciati, stanziati effettivamente, messi in cantiere o spesi nell’avanzamento delle opere, le ferrovie italiane stanno letteralmente dando i numeri. Diciamo subito che il 2023 ha segnato un anno record per gli investimenti del gruppo Fs in quanto gli stessi hanno superato i 16 miliardi di euro, un livello mai registrato nella storia delle ferrovie statali.
A spingere l’acceleratore un ruolo di primo piano l’ha giocato sicuramente il Pnrr, dove le Fs sono le principali assegnatarie di fondi con oltre 36 miliardi: secondo fonti aziendali a inizio 2024 erano già stati spesi otto miliardi. Negli ultimi tre anni le ferrovie hanno bandito poco meno di 1.200 nuove gare d’appalto per un valore complessivo di 53 miliardi.
È facile intuire come la capacità progettuale, la gestione delle gare, l’assegnazione dei lavori e la direzione degli stessi abbiano messo a dura prova tutta l’organizzazione aziendale e in particolare il gestore della rete Rfi e la società di ingegneria Italferr, ma visti i risultati si può dire che il sistema abbia tenuto. I numeri dicono senza ombra di dubbio che il gruppo Fs è attualmente la maggiore stazione appaltante italiana.
Forse il record assoluto che mette in luce la mole degli impegni in corso si è avuto a fine giugno 2023 quando in sole 72 ore sono state messe a gara o assegnati i lavori per un totale di 3,6 miliardi di euro, due dei quali di pertinenza delle ferrovie e 1,6 miliardi per conto di Anas (che fa parte del gruppo Fs).
Tra le principali gare lanciate da Rfi ci sono due lotti del raddoppio della ferrovia Roma-Pescara per 477 milioni, la velocizzazione della Potenza-Metaponto da 265 milioni, il nuovo tunnel del Virgolo a Bolzano da 73 milioni, la chiusura dell’anello ferroviario di Palermo per 93 milioni, il collegamento di Bergamo con l’aeroporto di Orio al Serio per 113 milioni e l’elettrificazione della Cagliari-Oristano da 45 milioni. Oltre a tutto questo, sono stati previsti 900 milioni da destinare alla manutenzione delle infrastrutture.
Sempre alla fine di giugno 2023, l’amministratore delegato di Rfi, Gianpiero Strisciuglio, nel commentare gli ultimi impegni, poteva parlare con soddisfazione dei quattromila cantieri aperti e in corso lungo tutta la rete per un impegno di oltre 49 miliardi di euro. Tra questi ci sono grandi e piccole opere. È impossibile offrire un elenco completo, basta citare due investimenti quasi simbolici: il Terzo Valico/nodo di Genova e l’alta capacità Brescia-Verona-Vicenza-Padova.
Ma molte sono le risorse destinate soprattutto al sud, alcune delle quali già impegnate, altre solo previste. Ed è su queste ultime che si è innescata una vivace discussione, soprattutto per il loro discutibile rapporto tra costi e benefici. In primo piano c’è la Salerno-Reggio Calabria, un’opera che appare quasi faraonica, almeno in base ai progetti preliminari. Dopo aver assegnato nel maggio 2023 i lavori su un primo lotto di 35 chilometri del valore di due miliardi, bruciando i tempi solo per rientrare nelle scadenze del Pnrr, è stato avviato il dibattito pubblico su un’ulteriore tratta di poco inferiore ai cento chilometri per un costo stimato in almeno otto miliardi di euro (ma sul progetto preliminare non si è trovata l’intesa).
Per non parlare della Sicilia che è un capitolo a parte. La rete ferroviaria siciliana sconta un ritardo secolare, se si escludono i brevi tratti già raddoppiati e ammodernati. Gli investimenti in corso assorbono risorse importanti lungo le due principali direttrici, la Messina-Catania e la Palermo-Catania, dove la parte del leone nei lavori la fa il gruppo Webuild con sette appalti aggiudicati.
Ma al di là di queste opere, che rappresentano l’unica certezza, si è innescato un dibattito a chi alza sempre più in alto l’asticella degli annunci, a partire dallo stesso gruppo Fs per non parlare del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, arrivati a ipotizzare impegni fino a 90 miliardi, fondi di cui non c’è alcun riscontro. E sullo sfondo resta sempre aperto il capitolo del ponte sullo Stretto, ma questa è tutta un’altra storia.
Piermario Curti Sacchi