La frenesia del cambiamento può rivelarsi un’arma a doppio taglio per la ferrovia. Ne sono consapevoli dieci associazioni di settore che hanno chiesto una pausa di riflessione alla Commissione Europea. Al centro del dibattito sono le Specifiche tecniche di interoperabilità, da tutti conosciute con la sigla Sti, seguita dall’anno della loro adozione. Questi Regolamenti comunitari hanno lo scopo di offrire delle indicazioni comuni su tutti gli aspetti tecnici della ferrovia, come gli standard di omologazione del materiale rotabile e di trazione. Nessuno contesta il vantaggio di questa regolamentazione per favorire una vera integrazione a livello comunitario, ma le critiche si concentrano sulla tempistica, in quanto non viene lasciato neppure il tempo di adeguarsi alle norme appena aggiornate che già l’Europa pensa a una nuova edizione delle Sti.
Il rischio è quindi quello di rincorrere in modo affannoso le regole, con un aggravio di costi e pochi vantaggi tangibili. È questo il caso dell’ultima versione delle Sti entrata in vigore solo a settembre 2023, mentre la Commissione europea pensa già a una loro revisione approfondita a pochi anni di distanza, nel 2026-2027. Per questo motivo dieci associazioni di settore hanno chiesto alla DG Move (direzione generale europea della Mobilità e dei Trasporti) una pausa di riflessione con l’invito a concentrarsi solo sulla revisione di alcuni aspetti giudicati prioritari. Tra le associazioni figura l’Uirr, l’organizzazione del trasporto intermodale, ma anche i gestori dell’infrastruttura, i noleggiatori del materiale rotabile, i detentori di carri ferroviari privati, le industrie delle forniture ferroviarie.
Secondo gli operatori le attuali regole possono restare valide almeno fino all’orizzonte del 2030, mentre al contrario occorre intervenire in tempi brevi su alcuni aspetti di stretta attualità. Gli operatori ne individuano due in particolare: il nuovo sistema di comunicazione mobile e l’accoppiamento automatico digitale (Dac). Attualmente nelle comunicazioni terra-treno viene adottato lo standard Gsm-R, dove la lettera R indica Railway, la versione specifica indirizzata alle ferrovie e parte integrante del sistema di segnalamento europeo Ertms. Il Gsm dovrà cedere il posto al nuovo standard Frmcs (Future railway mobile communication system), ormai in via di definizione. Per questo le associazioni chiedono che non appena le specifiche tecniche saranno licenziate, l’Europa dovrà integrarle in tempi brevi nelle Sti.
Lo stesso deve avvenire con l’accoppiamento automatico digitale, la più consistente evoluzione tecnologica e gestionale attesa per i prossimi anni. Su questa scommessa, prototipi e veicoli sperimentali si sprecano, mentre serve una sintesi di quanto fatto finora e le Sti possono essere l’occasione per uscire dalle applicazioni in ordine sparso e trovare un punto di riferimento valido per tutta l’Europa, anche perché la sua adozione si prospetta un’impresa con costi a nove zeri.
Piermario Curti Sacchi