Non c’è pace per il Terzo Valico ferroviario dei Giovi. Già in passato i cantieri hanno dovuto fare i conti con condizioni geologiche sfavorevoli, ora si aggiunge anche il rischio di esplosioni a causa di sacche di gas riscontrate durante gli scavi. Non è scontato trovarsi in questa situazione durante i lavori in galleria, ma non è neppure un’evenienza da escludere. Conosciuto anche con l’appellativo del tutto pertinente di gas di miniera, il grisù (costituito per buona parte da metano) è un gas combustibile inodore e incolore, e quindi subdolo e dagli effetti imprevedibili.
La conferma di questo ulteriore ostacolo tecnico che rischia di rallentare ulteriormente i lavori del Terzo Valico viene da Edoardo Rixi, viceministro ai Trasporti, con l’ufficialità di una risposta a un’interrogazione parlamentare. Questa la sintesi: “Nelle gallerie del Terzo valico dei Giovi è stata riscontrata la presenza di gas, che stiamo considerando attentamente nel valutare il proseguimento dei lavori. Sette dei dodici fronti complessivi sono interessati dalla presenza di gas e, per tale ragione, i lavori su questi punti sono attualmente sospesi in attesa della rimozione del gas, mentre sugli altri fronti le attività proseguono regolarmente”.
La situazione più critica riguarda il cantiere di Val Lemme, a Voltaggio. Qui, in seguito alla fuoriuscita di gas, secondo il viceministro “sono in corso attività di potenziamento del sistema di adduzione dell'aria al fine di migliorare la ventilazione”. Il cantiere di Val Lemme costituisce il collegamento tra la tratta di Radimero e quella di Castagnola ed è uno dei più complessi in quanto prevede la presenza fino a cinque fronti di scavo contemporaneamente.
Resta comunque da capire come mai si è arrivati a questa situazione di stallo per quella che sembrerebbe un’emergenza del tutto imprevista. Nelle schede tecniche illustrative del cantiere Val Lemme e disponibili sul sito istituzionale del Terzo Valico viene previsto “l’impiego di attrezzature in assetto antideflagrante” insieme a “procedure speciali per la gestione del rischio esplosione dovute alla presenza di gas metano nel sottosuolo. Altro aspetto sfidante del cantiere riguarda la gestione del sottoprodotto proveniente dallo scavo per la presenza di benzene di origine naturale”. Dunque, se tutto questo era preventivato, come mai lo stop improvviso?
Quello di Val Lemme è solo l’ultimo episodio che mette a dura prova gli ingegneri del Cociv, il consorzio a cui è affidata la realizzazione della grande opera sotto i Giovi. Come non dimenticare l’altro grave incidente di percorso che ha coinvolto il cantiere di Radimero alle porte di Arquata Scrivia, quando a causa delle condizioni critiche del materiale riscontrato, le due frese meccaniche (Tbm) utilizzate nei lavori di scavo si sono bloccate, la prima nel giugno 2022 e quindi anche la seconda a fine ottobre 2023.
Tutto questo sembra la tempesta perfetta su un’opera già messa a dura prova da difficoltà tecniche e geologiche, inchieste della magistratura, incidenti sui cantieri, abbandono di imprese, con il risultato che i tempi della conclusione dei lavori vengono progressivamente spostati in avanti. Fino al 2022 il traguardo era fissato al 2024, recentemente si è arrivati a parlare di 2027, per un’opera che beneficia anche dei fondi del Pnrr che hanno una scadenza teorica del 2026, mentre non è mai stata smentita l’ipotesi di aprire il Terzo Valico in due fasi, con la prima che prevede l’esercizio in parte su un unico binario.
Piermario Curti Sacchi