Due sentenze del Consiglio di Stato (1393/2024 e 2775/2024) hanno riacceso la vertenza sull’autoproduzione nei porti – e in modo particolare sul rizzaggio nelle ro-ro e con-ro – tra le compagnie marittime (che vogliono una maggiore autonomia) e i sindacati, che difendono l’attuale situazione. La questione esplosa ad agosto 2024 verte sulla interpretazione delle sentenze.
Il Consiglio di Stato è intervenuto sul ricorso presentato dalla compagnia Gnv (controllata da Msc) contro due sentenze del Tar Liguria sulla opposizione da parte dell’Autorità portuale di Genova alle richieste di Gnv di attuare l’autoproduzione del rizzaggio nello scalo ligure. La questione è stata riaccesa da alcune dichiarazioni di un avvocato della compagnia Gnv sulla possibilità di svolgere il rizzaggio delle ro-ro in autoproduzione.
La compagnia marittima sostiene che le sentenze del Consiglio di Stato le permettono il rizzaggio e il derizzaggio, mentre altri, tra cui i sindacati, affermano che non producono alcun cambiamento alla situazione attuale. Al centro della disputa c’è la dichiarazione in cui il Consiglio di Stato afferma che “la norma va letta nel senso di imporre i limiti all’autoproduzione solo ove qualora si parli di imprese di navigazione che non risultino già assistite da apposito titolo autorizzativo ex articolo 16, comma 3, della legge 84 del 1994. Qualora, invece, tale titolo sia stato rilasciato, la norma non impedisce che esso venga utilizzato dall’impresa anche per le operazioni da compiersi a bordo delle proprie navi in porto, quindi con proprio personale, ossia in regime di autoproduzione senza incorrere nei limiti e nelle condizioni applicative imposti”.
Secondo l’Ancip (che rappresenta le imprese portuali), le sentenze del Consiglio di Stato non mutano l’attuale situazione, anzi ribadiscono l’attività di regolazione e di controllo delle Autorità portuali. Una posizione analoga viene dalla Filt Cgil, che ritiene “strumentale” la lettura delle sentenze del Consiglio di Stato da parte di Gnv, ma anche “remissive” le prime reazioni provenienti da qualche Autorità portuale. In una nota, il sindacato afferma che “contrasteremo fortemente tutti i tentativi di liberalizzazione selvaggia del lavoro portuale e marittimo e vigileremo sul rispetto delle norme”.
Sulla questione è intervenuto anche il sindacato di base Usb, secondo cui “alla nostra organizzazione sindacale arrivano decine di segnalazioni di casi di autoproduzione ‘non autorizzata’ in diversi porti italiani”, precisando che “Salerno è sicuramente il caso più emblematico con i portuali Intempo, che hanno portato avanti la battaglia proprio contro l’autoproduzione, ‘allontanati’ e lasciati senza turni, sembra, per volere dello stesso armatore”.
La sigla ritiene che “se da una parte il quadro normativo al momento non sembra mutato, nonostante le dichiarazioni dell’avvocato Gnv, dall’altra è chiaro che è solo una questione di tempo. Senza una reale opposizione prima di tutto da parte dei lavoratori portuali, il rischio che alla fine l’autoproduzione, o per meglio dire la totale e definitiva liberalizzazione del sistema del lavoro portuale, rischia di arrivare molto presto”. Più precisamente, la Usb ritiene che presto postano giungere modifiche normative del Governo.