Lo sciopero nei porti della costa orientale e del Golfo degli Stati Uniti si è concluso la notte del 3 ottobre 2024 (ora locale), dopo avere raggiunto un accordo provvisorio sui salari. Tuttavia, più di quaranta navi sono ancora in attesa di scaricare merci per miliardi di dollari, e ciò significa che le difficoltà non sono ancora terminate. Lo afferma Xeneta in una nota diffusa il 4 ottobre. In particolare, la società norvegese precisa che alle 5.00 del 4 ottobre 44 navi erano in attesa di entrare nei porti coinvolti) e oltre 120 in rotta verso gli stessi.
Peter Sand, analista capo di Xeneta,spiega che “una crisi prolungata di questa portata sarebbe stata tossica per le catene di approvvigionamento globali, quindi il mercato sta tirando un sospiro di sollievo”. Aggiunge però che la chiusura di tutti i porti della costa orientale e del Golfo degli Stati Uniti, anche solo per tre giorni, comporta però conseguenze significative: “Dobbiamo ora aspettare e vedere quanto rapidamente i lavoratori che tornano in servizio saranno in grado e disposti a smaltire l'enorme arretrato di navi in attesa di scaricare migliaia di container con merci per miliardi di dollari”.
Secondo Sand, l'effetto dello sciopero si diffonderà nelle catene di approvvigionamento globali nelle prossime settimane: “Le decine di navi ritardate sulla costa orientale e del Golfo degli Stati Uniti arriveranno in ritardo anche nel Far East. Ciò influenzerà i programmi verso la fine di quest'anno e possibilmente fino al 2025, in vista del Capodanno lunare alla fine di gennaio, periodo in cui tradizionalmente si registra un aumento delle merci spedite dal Far East”. E aggiunge: “Non è possibile saltare una partenza settimanale programmata per una nave che trasporta 15mila container senza aspettarsi ripercussioni per trasportatori e importatori”.
Gli ultimi dati di Xeneta mostrano che i trasportatori sono già stati colpiti da un aumento delle tariffe di trasporto come conseguenza diretta degli scioperi. Le tariffe medie spot sulla rotta commerciale più colpita, dal Nord Europa alla costa orientale degli Stati Uniti, si attestano a 2.900 dollari per container da 40 piedi il 4 ottobre, un aumento del 58% dalla fine di agosto. Anche l'alternativa commerciale dal Nord Europa alla costa occidentale degli Stati Uniti ha subito un impatto, con tariffe spot medie aumentate del 48% nello stesso periodo, raggiungendo i 4.450 dollari per feu.
Sand ha avvertito che il mercato rimarrà complesso nelle prossime settimane e mesi. “C'è già stato un impatto finanziario per i trasportatori a causa dell'aumento delle tariffe di trasporto nei commerci transatlantici, in un momento in cui i mercati di altre principali rotte dal Far East rimangono elevati a causa del conflitto nel Mar Rosso”. Insomma, “la fine dello sciopero è una buona notizia, ma i trasportatori non sono ancora fuori pericolo. Si tratta solo di un accordo provvisorio e l'automazione nei porti rimarrà un grande ostacolo”.
Proprio l’automazione appare ora il principale ostacolo al proseguimento della trattativa. Le parti si sono concesse cento giorni per raggiungere un accordo definitivo che eviti rischi di ulteriori scioperi, ma sull’automazione non hanno trovato un’intesa in un anno di trattativa. Le richieste del sindacato sono drastiche e difficilmente possono essere accolte dalle imprese, senza significative modifiche.