Le catene di approvvigionamento globali sono ancora estremamente vulnerabili, nonostante i miglioramenti apportati negli ultimi anni. L’ultima edizione del rapporto Global Supply Chain Leader Survey, diffusa il 31 ottobre 2024 da McKinsey, mostra che le interruzioni continuano a colpire la stabilità del settore. Dalle tensioni commerciali che bloccano la circolazione dei semiconduttori agli attacchi alle rotte commerciali nel Mar Rosso, il contesto è sempre più difficile. E, forse più preoccupante, il ritmo con cui le aziende stanno costruendo resilienza sembra rallentare.
Il rapporto rivela che solo il 25% delle aziende ha processi formali per discutere i rischi della supply chain a livello di Consiglio di amministrazione, lasciando molti esposti a potenziali crisi future. Inoltre, la visibilità verso i fornitori di secondo e terzo livello rimane un punto debole, con una riduzione del 7% rispetto agli anni precedenti. Questo è un dato allarmante, considerando che molte delle interruzioni più significative iniziano proprio nei livelli più profondi della catena di approvvigionamento.
Dopo la pandemia di Covid-19, le aziende hanno adottato misure tattiche rapide come l'aumento delle scorte di sicurezza e la diversificazione delle fonti di fornitura. Tuttavia, il numero di aziende che continua a mantenere buffer di inventario è calato al 34%, rispetto al 59% dell'anno precedente. Molte aziende stanno abbandonando le misure temporanee in favore di strategie più sofisticate, come il dual-sourcing e la regionalizzazione. Il 73% degli intervistati ha riportato progressi nella strategia di dual-sourcing, mentre il 60% sta agendo per regionalizzare le proprie catene di fornitura.
L'adozione di sistemi avanzati di pianificazione e schedulazione (Aps) è un altro tema chiave trattato nel rapporto. Due terzi delle aziende stanno implementando questi sistemi per migliorare la pianificazione e la resilienza, ma solo il 10% ha completato le implementazioni, e un terzo delle aziende ammette di non avere casi d'uso quantificati per giustificare gli investimenti in Aps. Questo rallenta l'efficacia dei sistemi digitali e rende più difficile rispondere rapidamente alle interruzioni.
Una sfida significativa rimane la carenza di talenti, soprattutto nel campo digitale. Il 90% delle aziende intervistate afferma di non averne abbastanza per raggiungere i propri obiettivi di digitalizzazione, un problema che persiste fin dal primo sondaggio condotto nel 2020. Di fronte a una carenza acuta di competenze, molte aziende stanno tornando a concentrarsi sulla formazione interna e sullo sviluppo dei talenti esistenti, piuttosto che assumere dall'esterno.
La resilienza delle catene di approvvigionamento richiede anche un miglioramento nella dirigenza. Solo il 30% delle aziende riferisce che il proprio consiglio di amministrazione ha una comprensione profonda dei rischi della supply chain, e la frequenza delle discussioni sui rischi a livello dirigenziale è diminuita rispetto agli anni precedenti. In un contesto in cui le interruzioni possono avere impatti devastanti, la mancanza di una gestione strutturata del rischio a livello aziendale rappresenta una vulnerabilità critica.
Secondo il rapporto, per migliorare la resilienza è necessario investire ulteriormente nella digitalizzazione, adottare sistemi di allerta precoce basati sull'intelligenza artificiale e colmare le lacune in termini di talento. Inoltre, è essenziale che la gestione dei rischi delle catene di approvvigionamento diventi una priorità a livello di consiglio di amministrazione, per evitare di ritrovarsi impreparati di fronte alle prossime crisi. Il rapporto è basato sull'indagine condotta tra aprile e giugno 2024 su 88 leader di supply chain a livello globale.