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    Quattro scenari per il container sulla crisi del Mar Rosso

    Gli Houthi stanno attaccando il traffico marittimo tra il Mare Arabico e il Mar Rosso da ormai un anno e l’acuirsi del conflitto a Gaza e in Libano non mostra un miglioramento delle condizioni per il trasporto marittimo dei container. In pratica, la maggior parte delle portacontainer continuerà a evitare il Canale di Suez e dovrà circumnavigare l’Africa, aumentando il tempo di viaggio tra Asia ed Europa di una decina di giorni e influendo negativamente sui costi operativi e sulla puntualità delle consegne.

    Ma come potrà evolvere la crisi del Mar Rosso? Il Boston Consulting Group cerca di rispondere con una ricerca intitolata "What's Next for Container Shipping in the Red Sea Crisis", che presenta quattro possibili scenari per la crisi: una fine rapida degli attacchi entro il 2024, un'escalation militare con risposta occidentale, una situazione di instabilità prolungata fino al 2026 e infine un'escalation totale che potrebbe coinvolgere l'intera penisola arabica. Ognuno di questi scenari comporta implicazioni diverse per il settore, dalla possibile normalizzazione dei traffici fino alla necessità di diversificare le rotte commerciali a lungo termine.

    Il primo scenario ipotizza che gli attacchi degli Houthi si attenuino entro la fine del 2024, grazie a una combinazione di risposte sporadiche da parte delle forze occidentali, esaurimento delle risorse da parte degli Houthi e potenziali sviluppi diplomatici che portano alla cessazione dei combattimenti nella regione. Se questo scenario si verificasse, i traffici marittimi attraverso il Mar Rosso riprenderebbero gradualmente, ma la normalizzazione delle operazioni richiederebbe comunque tempo. Le compagnie di trasporto dovrebbero affrontare mesi di congestione nei porti, poiché le operazioni si sono riorganizzate per far fronte ai cambiamenti nei tempi di arrivo delle navi. Solo dopo un lungo periodo di aggiustamento, si potrebbe tornare alle condizioni di efficienza pre-crisi. Inoltre, i costi di trasporto potrebbero rimanere elevati fino a quando non sarà possibile ripristinare completamente le rotte originarie.

    Nel secondo scenario, gli attacchi degli Houthi continuano ad aumentare in intensità fino a quando le forze occidentali, in particolare gli Stati Uniti e il Regno Unito, decidono di intervenire con una risposta militare significativa, che pone fine alla crisi nei primi mesi del 2025. Questo tipo di escalation comporterebbe un periodo di forte instabilità, seguito da una normalizzazione progressiva entro la fine del 2025. Anche se la crisi si concludesse, le compagnie di trasporto potrebbero decidere di diversificare le proprie rotte per evitare futuri rischi legati a situazioni di conflitto. Ciò potrebbe portare a un moderato spostamento verso corridoi commerciali alternativi, come il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa o quello Iraq-Turchia, sebbene questi richiederebbero investimenti e infrastrutture aggiuntive per diventare praticabili a lungo termine.

    Nel terzo scenario, gli attacchi diminuiscono in intensità ma persistono fino al 2026, senza una soluzione comune da parte degli alleati occidentali e regionali. La crisi rimane contenuta nel Mar Rosso, ma la mancanza di sicurezza a lungo termine rende la situazione insostenibile per molti operatori del settore. Le compagnie di trasporto dovrebbero continuare a operare con costi elevati e rotte deviate, determinando una perdita economica aggregata per la regione. Questo scenario potrebbe spingere ulteriormente il commercio verso altri corridoi, ma le opzioni alternative rimarrebbero limitate a causa dei vincoli infrastrutturali e delle difficoltà operative. Le conseguenze a medio termine includerebbero una riduzione dell'attività commerciale nel Mar Rosso e una maggiore pressione sui porti lungo altre rotte, come quelli in India e Sri Lanka, che dovrebbero affrontare un aumento del traffico.

    Il quarto e ultimo scenario è quello peggiore, in cui gli attacchi aumentano al punto da coinvolgere tutta la penisola arabica in un conflitto su vasta scala. In questo caso, il Mar Rosso diventerebbe inaccessibile per il trasporto commerciale e tutto il traffico marittimo sarebbe deviato verso il Capo di Buona Speranza. Le tariffe di spedizione aumenterebbero ulteriormente, portando a un impatto economico significativo e prolungato sia per la regione sia per il commercio globale. La chiusura dello stretto di Bab el-Mandeb provocherebbe una perdita di rilevanza del Mar Rosso come snodo commerciale strategico, con il commercio che si sposterebbe verso rotte alternative e una conseguente riorganizzazione dell'intera logistica globale. Questo scenario vedrebbe anche un calo della domanda di spedizioni dal Far East all'Europa, con una riduzione del Pil globale stimata dell'1%. I porti della penisola arabica, come quelli in Arabia Saudita, perderebbero il loro ruolo di hub di transito, mentre aumenterebbe la rilevanza di porti alternativi in altre regioni.

    L'analisi evidenzia anche come le compagnie marittime abbiano già esaurito le strategie a breve termine, come la ridistribuzione delle navi e la negoziazione di alleanze per condividere i costi. Le compagnie hanno cercato di migliorare l'uso delle risorse disponibili aumentando la velocità di navigazione e riducendo i tempi di sosta nei porti, ma queste misure hanno un limite di efficacia e comportano costi aggiuntivi. Gli autori sostengono che l'industria dovrà adattarsi a un contesto globale caratterizzato da una maggiore instabilità geopolitica, investendo in capacità di risposta rapida e resilienza.

    Ciò significa non solo essere pronti a deviare le rotte o ad aumentare la capacità in risposta a crisi improvvise, ma anche a costruire reti logistiche più robuste e flessibili. In particolare, s’invita a seguire l'esempio degli operatori di materie prime, che hanno sviluppato strategie per operare in regioni volatili mantenendo la redditività a lungo termine. Queste strategie includono l'uso di flotte più piccole e agili, la diversificazione dei fornitori e la creazione di collaborazioni locali per migliorare la sicurezza e la continuità delle operazioni.

    Oltre a discutere le strategie operative, il documento sottolinea l'importanza di un approccio più ampio alla resilienza che includa anche la dimensione finanziaria e quella tecnologica. Gli investimenti in nuove tecnologie, come l'automazione dei processi portuali e l'uso di dati in tempo reale per ottimizzare le rotte, possono rappresentare un vantaggio competitivo significativo in un contesto di crisi. L'uso di droni e di sistemi di controllo avanzati per garantire la sicurezza delle rotte marittime è un altro esempio di come l'innovazione tecnologica possa aiutare il settore a gestire meglio le minacce. Le compagnie marittime dovrebbero anche considerare la possibilità di assicurazioni più flessibili che coprano rischi specifici legati a conflitti e instabilità geopolitica, per proteggere meglio le proprie attività.

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