I finanzieri del Comando Provinciale di Lodi e Verona, con il supporto del Gico di Catanzaro, hanno eseguito il 12 novembre 2024 un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Milano su richiesta della Procura della Repubblica di Milano, Direzione Distrettuale Antimafia. L'operazione è la prosecuzione di un'altra già avviata dalla Guardia di Finanza di Varese insieme al Gico di Milano e riguarda le infiltrazioni della ‘ndrangheta nei cantieri ferroviari.
L’operazione ha portato all'arresto di due persone, per le quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre altri sei sono state poste agli arresti domiciliari. Tutti gli arrestati sono accusati di far parte di un'associazione a delinquere con matrice 'ndranghetista, con l'aggravante, per alcuni, di aver agevolato l'organizzazione mafiosa della cosca Arena-Nicoscia. Le Fiamme Gialle hanno anche sequestrato beni per un valore complessivo di quasi 2,5 milioni di euro, inclusi conti correnti, quote societarie, beni immobili e mezzi di trasporto. Tali beni rappresentano il profitto di attività e bancarotte fraudolente.
Le indagini hanno permesso di ricostruire una rete di attività commerciali attuate dai membri di una famiglia calabrese, stabilitasi da anni nelle province di Lodi e Verona. Questa rete operava attraverso una serie d’imprese, alcune delle quali già soggette a provvedimenti antimafia, e si occupava di emettere fatture per operazioni inesistenti a favore di società nel settore degli appalti pubblici per la manutenzione delle linee ferroviarie e metropolitane. Inoltre, le imprese legate all'associazione utilizzavano lavoratori nei cantieri ferroviari, eludendo la normativa sugli appalti pubblici e dissimulando le attività con false fatturazioni.
Una delle società riconducibili al gruppo criminale è stata oggetto di particolari attenzioni da parte degli investigatori, che hanno ricostruito operazioni distrattive culminate nel suo fallimento. Sono state inoltre individuati evasione fiscale e riciclaggio dei proventi illeciti, attraverso un sistema di imprese intestate a prestanome, allo scopo di eludere le norme in materia di misure preventive antimafia. Tra le condotte illecite riscontrate vi è anche l'indebita percezione di fondi europei Fesr (Fondo Europeo Sviluppo Rurale), che venivano utilizzati per il pagamento dei debiti fiscali e previdenziali, per un totale di quasi un milione di euro.