Sul retroporto - o meglio, i retroporti di Genova perché la rosa di nomi è abbastanza ampia - si segnala un’esclusione eccellente, che ha fatto subito discutere, quella del polo intermodale di Mortara. L’ultima puntata di questa lunga storia porta la firma della Regione Lombardia che ha deliberato le strutture inserite in quella che viene definita la “Zona logistica semplificata-porto e retroporto di Genova”. Tra queste, limitatamente al territorio lombardo, figurano Milano Smistamento e Melzo, ma non il polo di Mortara che, almeno dal punto di vista geografico, non sarebbe collocato in una posizione più decentrata o sfavorevole rispetto agli altri due terminal.
Questa decisione ha subito scatenato il dibattito con accuse incrociate sulle presunte responsabilità della Regione e sul mancato sostegno politico a favore di Mortara. In realtà la Regione ha avuto di fatto solo un ruolo notarile, come segnala a TrasportoEuropa chi è il più diretto interessato, vale a dire lo stesso polo logistico di Mortara attraverso Davide Muzio, consigliere delegato Kombi Terminal Mortara.
Per comprendere come si è arrivati a questa decisione, occorre raccontare tutta la storia dall’inizio che parte dal Decreto Legge 109/2018 (successivamente convertito con la Legge 130/2018), meglio conosciuto come “Decreto Genova”, il provvedimento d’urgenza emanato per gestire la complessa vicenda della ricostruzione del ponte Morandi. Ebbene, l’articolo 7 istituì la “Zona logistica semplificata-porto e retroporto di Genova” con lo scopo, in estrema sintesi, d’individuare delle strutture logistiche di supporto a Genova con semplificazioni e benefici fiscali a favore di quelle imprese disponibili a insediarsi e a investire su queste aree terminali.
Il testo originale del Decreto comprendeva strutture situate in Liguria (Vado Ligure), in Piemonte (Rivalta Scrivia, Novi San Bovo, Alessandria, Castellazzo Bormida, Ovada Belforte), in Emilia-Romagna (Piacenza e Dinazzano) e in Lombardia (Melzo). Lo stesso Decreto lasciava la porta aperta verso altre possibili inclusioni su indicazione del ministero dei Trasporti. Da qui è partita la rincorsa con emendamenti presentati da diverse forze politiche, ma alla fine, all’atto della conversione in Legge, l’hanno spuntata solo Arquata Scrivia (coerentemente inserita tra Rivalta, Novi, Ovada e Castellazzo) e Milano Smistamento. Una curiosità (poco edificante): la Legge di conversione ha dovuto correggere in Dinazzano la precedente denominazione errata di “Dinazzo”.
Ma Mortara con il suo Polo non ce l’ha fatta nonostante emendamenti e promesse politiche che non possono essere definite campanilistiche perché, se le strutture coinvolte si spingono fino nella Lombardia orientale con Milano Smistamento e in Emilia-Romagna, il terminal di Mortara lungo la direttrice Genova-Alessandria-Novara avrebbe potuto avere tutti i titoli adeguati per essere ricompreso. La presa d’atto della Regione Lombardia con la delibera di fine ottobre 2024 ha chiuso definitivamente la porta per includere anche la struttura interportuale mortarese. Non può passare inosservato il fatto che tra la Legge del 2018 e la delibera regionale sono trascorsi sei anni, di fatto infruttuosi per lo sviluppo e l’insediamento agevolato di imprese nelle aree logistiche coinvolte.
Piermario Curti Sacchi