Diradato il fumo dell’esplosione avvenuta il 9 dicembre 2024 al deposito Eni di Calenzano e recuperati i corpi delle cinque vittime – tre autisti di autocisterna e due tecnici di manutenzione – emergono alcuni importanti elementi che potrebbero contribuire all’indagine aperta dalla procura di Prato. Uno dei più importanti è una lettera scritta il 3 ottobre 2024 da uno dei tra camionisti morti, Vincenzo Martinelli, all’azienda di autotrasporto per cui la lavorava, la BT Trasporti. La lettera è la risposta a una contestazione disciplinare che ricevette per non avere completato un viaggio. L’autista spiegò che non poté caricare l'autocisterna perché il braccio dell’impianto non erogava il prodotto. Quindi, gli addetti dopo vari tentativi fecero sospendere le operazioni. Non è ovviamente una spiegazione, ma potrebbe essere un indizio sul funzionamento dell’impianto.
Un secondo elemento è la morte dei due addetti alla manutenzione, che si trovavano nell’impianto, probabilmente per svolgere interventi mentre le autocisterne stavano caricando. Gli inquirenti dovranno quindi verificare se ciò è permesso e in caso positivo se tutto è stato svolto secondo le norme di sicurezza. I magistrati hanno appurato che gli operai stavano lavorando tra le pensiline 5 e 6, per rimuovere alcune valvole e tronchetti con lo scopo di mettere in sicurezza una linea di benzina dismessa.
Altri elementi emersi poco dopo l’incidente sono l’allarme lanciato di un operatore dell’impianto pochi secondi prima dell’esplosione e la testimonianza di autista sopravvissuto che, mentre stava aspettando di caricare, vide una perdita di liquido e sentì odore di benzina, circostanza che lo fece fuggire dentro un edificio. Ora sono al lavoro due periti nominati dalla Procura, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Sono già avvenute perquisizioni negli uffici dell’Eni e della Sergen.
L’ipotesi prevalente è una perdita di benzina, anche se non è chiaro se in forma liquida (ma in questo caso si avrebbe solo un incendio) o anche in forma di vapore, e in questo caso avviene un’esplosione. Per ora gli inquirenti non legano necessariamente la perdita al rifornimento di una delle autocisterne sotto carico. Intanto Eni in una nota afferma che ora è “prematuro” ipotizzare le cause dell’incidente.
Dopo l’incidente, i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero di due ore dei lavoratori Eni di Livorno il giorno stesso e uno sciopero generale di quattro ore per l’intera area di Firenze l’11 dicembre. A quest’ultimo ha partecipato anche una sessantina di autisti che lavorano per l’impianto di Calenzano. Hanno sospeso il lavoro per solidarietà anche i lavoratori della G&A di Genova Bolzaneto. Al quotidiano Il Tirreno, il segretario generale della Filt Cgil di Livorno, Giuseppe Gucciardo, ha ricordato che gli autisti delle autocisterne dei carburanti non hanno alcun indennizzo aggiuntivo, nonostante ogni cinque anni debbano spendere un migliaio di euro per le certificazioni di sicurezza.
L’11 dicembre sull’episodio si è espressa la Fai Conftrasporto con un comunicato dove segnala che i soggetti coinvolti nella responsabilità sono tre: il committente, il caricatore e gli addetti alle operazioni di trasporto. A tale proposito, l'associazione ricorda che “sono ormai venti anni che è entrato in vigore il Decreto Legislativo numero 286 che prevede il principio della responsabilità condivisa nelle attività di trasporto tra il committente, il caricatore e il trasportatore. In casi di incidenti con feriti gravi o decessi è sempre disposta la verifica sui comportamenti dei tre soggetti. Sarebbe interessante conoscere quanto e se siano state rispettate queste disposizioni”.