Il Sistri, ossia il sistema telematico di tracciabilità dei rifiuti la cui vicenda si è trascinata per anni senza alcun risultato concreto, è ben stampato nella memoria degli autotrasportatori di rifiuti perché, pur non essendo mai diventato operativo, è costato complessivamente qualche milione di euro alle imprese, tra acquisto e montaggio delle scatole nere e delle pennette usb e pagamento del contributo annuale. Poi lo Stato si è arreso e il Sistri è stato definitivamente abrogato dal 1° gennaio 2019 (con strascichi giudiziari verso la società che doveva crearlo e gestirlo), con l’intenzione di generare un suo erede, in teoria più semplice, denominato “Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti”.
Questo erede è stato istituito formalmente dal Decreto Legge 135/2018, ma in realtà se ne sono pere le tracce, almeno fino al 5 maggio 2020, quando è stato citato in un documento dal nome intricato di “Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2018/851, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, e della direttiva(UE) 2018/852, che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (Atto 169)”. Al comma 14 dell’articolo 1 appare appunto questo registro, che è battezzato con l’acronimo Rentri.
Il testo in discussione alla Camera riprende i principi di base del Rentri stabiliti dalla Legge 135/2018, tra cui la sua gestione diretta da parte del ministero dell’Ambiente. Sono previste due sezioni: Anagrafica con i dati dei soggetti iscritti e Tracciabilità, che comprenderà i dati dei registri di carico e scarico e del formulario, inviati dalle imprese in forma telematica. Per ora è tutto teorico, perché prima bisogna approvare la Legge in discussione alla Camera, poi i Decreti attuativi del Rentri, per i quali non esiste alcun termine temporale. Nel frattempo si continua ad applicare le attuali procedure adottate nel 1998, ossia i tradizionali registri di carico e scarico, i formulari di trasporto e il Mud.
Attenzione, però: le imprese dovranno versare un contributo annuale per il Rentri, secondo quanto previsto dal Decreto Legge 135/2018 e il testo precisa che il pagamento deve iniziare proprio nel 2020. Ma anche in questo, la questione è per ora solo teorica, perché manca il relativo Decreto attuativo.