L'ultimo decreto Milleproroghe non ha citato il Sistri, che finora era stato continuamente sospeso perché ritenuto macchinoso e malfunzionante e perché manca un gestore, dopo che la Selex è stata esonerata dal sviluppo e dalla sua applicazione e manca ancora il nome del suo successore. Quindi, in teoria, il 1° gennaio 2019 il sistema di tracciamento telematico dovrebbe entrare pienamente in vigore, con le sanzioni per chi non lo applica. Che il sistema non è efficace lo riconosce lo stesso ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, che ha dichiarato il 17 settembre al portale Tiscali che il Sistri "non ha funzionato", affermando che sarà sostituito entro la prossima primavera da un nuovo sistema di tracciabilità. Costa non ha fornito particolari sul nuovo sistema, affermando solo che "quasi tutti i mezzi sono dotati di gps e rilevatori satellitari. Vanno messi in rete".
Il Sistri è stato duramente bocciato anche da 1700 imprese in un'indagine svolta dalla Cna, che gli hanno assegnato un voto medio di 2,7, in una scala da uno a dieci. Oltre la metà degli intervistati è assoggettata al sistema, quindi ne ha esperienza diretta. L'indagine è formata da diverse voci e in quella sulla funzionalità tecnologica il Sistri ha ottenuto 2,9, con il 48% delle imprese che ha dato un sonoro uno. Ancora più basso è il voto sulla gestione delle procedure (2,8) e quello sugli obblighi normativi (2,5). Due terzi di chi ha potuto evitare l'uso del Sistri (ossia i produttori di rifiuti speciali pericolosi fino a dieci dipendenti) è tornato alla carta e solo il 38,5 usa il sistema digitale.
Tutte le imprese intervistate hanno subito costi aggiunti causati dal Sistri e in nove anni un'impresa su quattro tra trasportatori, destinatari e altre categorie ha versato per il contributo annuo oltre 10mila euro, con punte superiori ai 50mila euro per gli autotrasportatori in conto terzi. E pagano nonostante il mal funzionamento del sistema, che causa anche altri oneri indiretti: rallenta l'attività ordinaria (55,2%), fa aumentare i prezzi (19,9%), obbliga le imprese a rivolgersi a trasportatori/gestori diversi (19%), rende necessario personale aggiuntivo (17,2%), non permette di completare alcune operazioni (11,2%).
Le imprese ritengono che a fronte di tutti questi casi, il Sistri non contribuisca ad aumentare la legalità nello smaltimento dei rifiuti: il voto assegnato al Sistri su questa voce è 3,9 su dieci. Con una valutazione che in sostanza non differisce tra una categoria e l'altra di imprese: va dal 3,4 attribuito dai trasportatori in conto terzi al 4,4 delle "altre categorie", passa dal 3,7 delle imprese fino a dieci dipendenti al 4,1 di quelle più grandi. Però, l'83% degli intervistati ritiene che un sistema di tracciamento sia necessario.
Se non ci sarà un ulteriore rinvio del Sistri, che già oggi costa alle imprese solo di contributo e iscrizione 200 milioni di euro, dal 1° gennaio i costi potranno salire perché entreranno in vigore le sanzioni, finora rinviate. Le multe per mancata o irregolare tenuta del registro cronologico e delle schede Sistri variano da 2600 a 15mila euro, che salgono a 93mila euro nel caso di rifiuti pericolosi. Perciò, la Cna chiede al Governo un intervento urgente.
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