La seconda ricerca sul trasporto aereo delle merci realizzata dall’Osservatorio del Cluster Cargo Aereo (Anama, Assaereo, Assohandlers e Ibar) analizza i dati del 2019, ma ha dovuto necessariamente aprire un capitolo sui primi mesi del 2020, a causa del forte impatto provocato dalla pandemia di Covid-19. Dopo avere ricordato che il crollo del trasporto aereo dei passeggeri iniziato a marzo ha portato gravi conseguenze anche a quello delle merci, a causa della fortissima contrazione della stiva belly (che in alcuni scali ha raggiunto l’azzeramento), la ricerca entra nel merito. Marzo e aprile sono stati finora i mesi peggiori, con l'eccezione del trasporto internazionale di materiale medico e farmaceutico, dove l’aereo è stato fondamentale per affrontare le prima emergenza italiana ed europea.
Da maggio c’è stata una progressiva apertura delle attività produttive e commerciali, riallineando i traffici internazionali al periodo precedente la pandemia. Resta sempre il nodo del belly, perché il traffico passeggeri è ancora lontano dalla normalità e la ricerca cita il parere dell’analisi Bcube Air Cargo, secondo cui servono almeno 24 mesi per far tornare in volo tutti gli aerei passeggeri (sempre che la situazione non peggiori, come sta emergendo in questi giorni). La carenza di stiva ha aumentato i noli medi, riducendo le frequenze, e quindi favorendo il treno in alcune rotte (come quelle tra Cina ed Europa) e per alcune merci.
Durante la crisi, gli aeroporti italiani hanno registrato un crollo medio del traffico merci del 50,7%, (su base annuale) con un picco negativo ad aprile e una successiva lenta ripresa. Dei primi cinque scali nazionali, quello di Fiumicino ha subito il colpo maggiore, subendo una diminuzione di oltre l’80% ad aprile e maggio e trascinando in basso anche la sua quota sul trasporto nazionale, passata dal 16% di gennaio al 5% dei mesi primaverili. Una causa del crollo romano è la mancanza di stiva belly, che era una componente importante del suo traffico.
Malpensa invece ha retto meglio il colpo, pur subendo un calo di che ha raggiunto ad aprile il picco, superando il 30%. Ad agosto, lo scalo lombardo ha recuperato quasi tutto il traffico, segnando un calo del solo 1,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ciò ha aumentato la quota di Malpensa nel trasporto merci nazionale al 66% di maggio, contro il 50% di gennaio. Viceversa, Bergamo aveva a gennaio una quota del 12%, che si è ridotta al 5% dopo la pandemia. Bisogna segnalare che a settembre ha aperto a Malpensa il nuovo hub di Dhl, che ha sottratto traffico alla piattaforma di Bergamo.
Brescia è l’unico scalo italiano che mostra un aumento nei primi mesi del 2020 rispetto all’anno precedente (+35%), proseguendo una tendenza registrata già nel 2019 (+29% rispetto al 2018). Ad agosto, Montichiari è diventato per un mese il terzo aeroporto merci italiano. Secondo la ricerca le cause di questa crescita sono l’aumento del traffico postale (che rappresenta il 70% dei volumi dello scalo) e la sua collocazione.
L’Osservatorio analizza anche l’andamento di Amsterdam, Francoforte e Monaco. Schiphol ha registrato ad aprile (ricordiamo che fuori dall’Italia la pandemia è esplosa più tardi) una riduzione del traffico merci, minore però di quella italiana: 26,4%. Lo scalo olandese ha beneficiato dell’aumento del 28% dei voli settimanali e di quelli charter, ma anche della conversione temporanea di aerei passeggeri al trasporto delle merci e alla collaborazione tra operatori e Autorità pubbliche nello sdoganamento e in altre procedure. È però cambiata la qualità del trasporto: l’import-export di prodotti floro-vivaistici ha ceduto il passo a quello quelli legati al contrasto e alla prevenzione della pandemia.
L’aeroporto di Francoforte è entrato nell’emergenza già in una fase di flessione, che si è accentuata a marzo (-17,1%) raggiungendo il picco ad aprile (-21,1%), per poi risalire fino al -7,4% di agosto. Quello di Monaco ha avuto una sorte peggiore, perché ha subito sia il crollo della stiva belly, sia il trasferimento di parte delle merci a Francoforte. L’aeroporto bavarese ha ridotto la movimentazione delle merci dalle 26mila tonnellate di febbraio alle 5mila di aprile (mese in cui ha registrato una riduzione dell’83% su base annuale), senza però riprendere in modo significativo nei mesi seguenti.