La cessione della maggioranza delle quote della compagnia aerea Ita Airways, oggi interamente controllata dal ministero Mise, sembrava giunta ormai all’epilogo, dopo la scelta da parte dei consulenti e dei tecnici del ministero dell’offerta presentata da Msc e Lufthansa, che prevede l’acquisto dell’80% delle quote (60% Msc e 20% Lufthansa) a fronte del pagamento di una cifra tra 800 e 850 milioni. Ma l’ultima parola spetta al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che però si è dimesso il 15 luglio 2022 e che ora opera solo in ordinaria amministrazione.
Non è chiaro se l’approvazione della privatizzazione possa essere fatta da un Presidente del Consiglio che può solo disbrigare gli affari correnti. Un’interpretazione afferma che si può procedere, perché la privatizzazione è già stata approvata da un Decreto, è stato fatto un bando cui hanno risposto due offerte vincolanti e c’è già stata le scelta del ministero competente. Per ora, però, il fascicolo è congelato al Mise. Intanto il tempo passa e Ita sta bruciando i 700 milioni erogati dallo Stato nel 2021 e presto dovrà chiedere i 400 milioni previsti per il 2022.
Inoltre, la Commissione Europea ha posto come condizione per finanziare con soldi pubblici la compagnia – per un valore complessivo di 1,35 miliardi di euro – che la privatizzazione si concluda entro il 2022. Se non lo farà questo Governo bisognerà aspettare che quello espresso dalle elezioni del 25 settembre diventi pienamente operativo. Ma i tempi della politica, soprattutto in una fase così difficile, sono imprevedibili.