Salta la mediazione governativa sulla mobilità di Arcese Trasporti, che doveva discutere del nuovo piano proposto dall'azienda di Arco come alternativa a 73 licenziamenti. Il ministero per lo Sviluppo Economico ha annullato l'incontro di ieri tra i sindacati e la rappresentanza aziendale, perché le assemblee dei lavoratori che si sono svolte dopo il 12 gennaio (data dell'ultima riunione tra le parti) hanno respinto l'ipotesi alternativa presentata da Arcese di ridurre gli esuberi a 65 e di attivare procedure di ricollocazione interna, esterna e di mobilità verso la pensione.
Ma ieri i sindacati confederali e l'azienda si sono comunque riuniti in una sede non governativa, ossia quella dell'associazione degli autotrasportatori Anita (cui aderisce Arcese). In una nota diffusa dalla Fit Cisl del Trentino, si precisa che le organizzazioni sindacali hanno ribadito che nel comunicato diffuso nei giorni scorsi dal sindacato autonomo Cobas (contrario all'accordo) "non era espressa una volontà unanime, ma solo la presa di posizione di una piccola parte dei lavoratori dell'azienda". Al termine dell'incontro all'Anita, i sindacati confederali hanno "ribadito comunque l'inopportunità di mettere in mobilità parte del personale viaggiante, ma al tempo stesso di continuare un percorso in azienda che possa dare chance lavorativa sempre su base volontaria". Comunque, la riunione è terminata con il mancato accordo, come previsto dalla Legge 223/91 perché "una parte della RSU non ha accettato evitando di sottoscrivere il documento finale".
Resta ancora uno spiraglio aperto per la trattativa, perché la ratifica del mancato accordo deve giungere anche dal ministero del Lavoro, che potrebbe convocare entro trenta giorni le parti per tentare un'ultima mediazione. Se ciò non avverrà e anche il ministero del Lavoro prenderà atto del mancato accordo, Arcese potrà attuare i licenziamenti originari entro 120 giorni dalla chiusura della fase sindacale.
Il verbale dell'assemblea convocata a Rovereto il 17 gennaio 2015 dalla RSU di Arcese Trasporti respinge "all'unanimità" la proposta aziendale sui licenziamenti (seguita alla riunione al ministero del 12 gennaio) perché ritiene "inaccettabile" la scelta dell'azienda di ridurre il numero degli autisti. Il documento motiva tale scelta affermando che l'azienda "ha sostituito e ancora oggi sostituisce i propri autisti collocati in cassa integrazione con autisti e mezzi esterni". Inoltre, prosegue il documento "molti mezzi aziendali lasciati liberi dagli autisti che in questi anni hanno lasciato l'azienda sono stati ceduti a ditte esterne, i cui movimenti sono sempre stati gestiti dagli uffici della sede aziendale di Arcese Trasporti".
Il verbale dell'assemblea denuncia anche "una precisa scelta di azzeramento del personale viaggiante con contratto italiano", spiegando che "negli ultimi cinque anni il numero degli autisti è calato di circa cento unità all'anno, passando dai 791 del 2009 agli attuali 111, secondo dati aziendali". Perciò, l'assemblea chiede il ritiro di "qualsiasi ipotesi di ricollocazione, licenziamento e messa in mobilità". Il documento si conclude diffidando le rappresentanze sindacali a "sottoscrivere con l'azienda accordi di qualsivoglia natura prima che questi vengano valutati e approvati dall'assemblea dei lavoratori". Ed è proprio sulla base di questa diffida che il ministero per lo Sviluppo Economico ha annullato la riunione di ieri. Ma a questo punto, la situazione pare in netto stallo, almeno fino a quando il fronte sindacale resterà diviso.
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