Un giudice del Tribunale di Palermo ha assolto nel merito (perché il reato era già stato prescritto) quattro autisti di un’azienda di autotrasporto napoletana rinviati a giudizio dopo che il titolare li aveva accusati di usare le carte di credito aziendali per usare gasolio a scopi personali. Secondo l’accusa, l'ammanco corrispondeva a quasi 90mila litri, per un valore di 150mila euro. L’assoluzione è stata decisa perché il fatto non sussiste mancando le prove del furto, in quanto gli elementi presentati dall’accusa non sono ritenuti affidabili.
Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a due anni per fatti avvenuti tra gennaio e dicembre 2013. Secondo l’impresa di autotrasporto, dagli estratti conto delle carte abbinate ai veicoli dei quattro autisti emergevano numerosi rifornimenti che non corrispondevano ai consumi dei veicoli, pari al doppio o al triplo di quelli considerati normali. Risultavano anche rifornimenti svolti in giorni festivi o quando gli autisti erano in ferie o addirittura quando un camion era fermo nel piazzale dell’azienda.
Il giudice ritiene però che i dati di consumo riferiti dal titolare dell’impresa “vanno ritenuti frutto di una stima del tutto personale e forfettaria, sguarnita di qualsivoglia dato tecnico a corredo. Pertanto non è pienamente attendibile". Inoltre, sentendo anche altri autisti dell’azienda, è emerso che alcune carte si smagnetizzavano e in quel caso era usata una sorta di carta jolly intestata alla società ma non abbinata a uno specifico veicolo.
Inoltre lo stesso titolare ha dichiarato che un camion assegnato a un autista poteva essere usato da un altro e quest’ultimo poteva rifornirlo mentre il primo era in ferie. Questa situazione può avere causato errori di calcolo nei consumi riferiti alle singole carte, ponendo dubbi sulla colpevolezza degli imputati, spingendo il giudice ad assolverli.