La Guardia di Finanza ha concluso un’ampia indagine nei confronti di un’organizzazione formata da tredici persone, titolari e dipendenti di autoscuole e funzionari pubblici, che avrebbe falsato alcuni esami per far conseguire la patente a fronte di pagamenti a cinquanta candidati. L’indagine ha coinvolto settantuno persone, di cui undici funzionari pubblici. Al vertice dell’organizzazione c’è un imprenditore di Reggio Calabria operante nelle autoscuole, che è riuscito a estendere l’attività anche in Toscana e Lombardia.
La frode si basava su un esaminatore compiacente, che in molti casi compilava lui stesso i quiz teorici, oppure consentiva ai candidati l’uso di apparecchiature elettroniche o telefoni cellulari (che non sono ammessi agli esami) per ricevere da remoto le risposte esatte. Una delle tecniche usate era l’uso di auricolari miniaturizzati nascosti nell’orecchio, che permettono a due persone di comunicare a distanza senza destare sospetti.
Il compenso per questa prestazione ha raggiunto il 14mila euro. Durante l’indagine, i Finanzieri hanno perfino scoperto che in alcuni casi i candidati hanno superato gli esami di teoria svolti in modalità informatica pur avendo il computer spento, mentre una candidata ha superato l’esame pur essendo rimasta fuori dall’aula dell’esame.