Ha avuto la mano pesante il giudice di Caltanissetta che il 14 maggio ha letto la sentenza di primo grado al processo contro Angelo Calì e Calogero Lombardo, rispettivamente presidente e consigliere di amministrazione della Ciam, azienda di autotrasporto internazionale siciliana che ora è in liquidazione: il primo è stato condannato a otto anni e quattro mesi, il secondo a sette anni e sei mesi. Il reato contestato è l'estorsione nei confronti di alcuni autisti, mentre i due imputati sono stati assolti dal reato di lesioni gravissime per un incidente stradale dove è stato coinvolto un autista che aveva superato le ore di guida, a causa della prescrizione. Il giudice Francesco Giovanni D'Arrigo ha accolto quasi completamente la richiesta del pubblico ministero Massimo Trifirò, che aveva chiesto una condanna di otto anni, mentre la difesa aveva chiesto l'assoluzione perché il fatto costituisce reato o non sussisteva.
La storia di questo processo inizia nel 2008, quando un camion della Ciam si ribaltò in Francia, causando il ferimento del suo autista. Questo evento avviò la prima denuncia contro l'azienda di autotrasporto presentata dallo stesso autista che subì l'incidente, perché il fatto sarebbe stato causato dalla stanchezza. Anche questo caso è finito in Tribunale, ma è intervenuta la prescrizione. Però ha innescato altre denunce contro i due imprenditori, accusati d'imporre agli autisti l'uso della calamita sul cronotachigrafo per alterare i dati sui tempi di guida. Così, nel 2012 la Polizia Stradale annunciò l'esito dell'operazione Calamita, che porto all'arresto di Calì e Lombardo con le accuse di attentato alla sicurezza dei trasporti, estorsione aggravata e lesioni personali gravissime. Durante l'operazione, la Procura sequestrò alcuni camion dell'azienda e trovò quattro calamite nella tasca di un dipendente. Dall'indagine emerse che gli autisti guidavano anche per dieci ore senza il regolare riposo e che erano costretti a usare la calamita con la minaccia del licenziamento.
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