Quattro morti nelle cabine dei camion in poco più di 24 ore: questo è il bilancio nero dell’autotrasporto tra il 22 e il 23 giugno 2021 sulle autostrade italiane. E due di questi incidenti mortali, che hanno causato tre vittime, sono avvenuti a poche centinaia di metri di distanza. La causa principale è sempre il tamponamento tra veicoli pesanti, che provoca lo schiacciamento della cabina e perfino l’incendio. Il primo incidente – che è anche il più grave per vittime - è avvenuto sull'autostrada A1, al km 67 tra Piacenza Sud e Fiorenzuola in direzione Milano: intorno alle 10.40 di martedì 22 giugno tre veicoli, due autoarticolati e un’autovettura, si sono tamponati e uno dei due camion che trasportava Gpl in cisterna ha preso fuoco. Non c’è stato scampo per i due conducenti dei veicoli pesanti, un valtellinese di 60 anni e un bresciano di 50 anni, mentre due donne tedesche sull’autovettura sono riuscite a scappare dalle fiamme. L’intervento dei pompieri ha richiesto la chiusura dell’autostrada sulla carreggiata interessata, riaperta alle 17.45.
La mattina del giorno successivo a poca distanza, tra Fiorenzuola e il bivio complanare di Piacenza e sempre in direzione nord, è morto un altro autista, di Cadeo. Il suo autoarticolato ha violentemente tamponato al km 68,5 un altro veicolo pesante poco dopo le 10.30, morendo sul colpo nella cabina accartocciata. Un evento analogo è avvenuto introno a mezzogiorno sull’autostrada A13 tra Boara e Monselice sulla carreggiata in direzione di Padova, causando la morte del conducente di uno dei camion coinvolti, un uomo di 57 anni, mentre l’altro autista è rimasto incolume.
Dopo l’incidente del 22 giugno il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, ha dichiarato che “quando avvengono infortuni sul lavoro, la stampa è (giustamente) pronta a darne ampio spazio all’argomento evidenziando il tema della sicurezza. Perché invece casi come quello di ieri vengono trattati esclusivamente come incidenti stradali? Anche se la dinamica non è al momento chiara, appare certo che, se l’automezzo che seguiva la cisterna fosse stato dotato della frenata d’emergenza, l’esito sarebbe stato diverso”.
Uggè aggiunge: “Nel corso delle indagini saranno sicuramente effettuati controlli sul rispetto dei tempi di guida e di riposo dei due autisti. Ma si dovrebbe anche verificare se siano stati forniti tempi di consegna compatibili con la sicurezza, e se i tempi di riposo siano stati verificati da chi ha commissionato il viaggio. Considerazioni che non sono un disperato tentativo di difendere a ogni costo chi appartiene alla categoria, ma riconducono a leggi dello Stato che prevedono precise incombenze per tutti coloro che sono parte della filiera del trasporto con le relative responsabilità. Temo che le Prefetture, come spesso avviene, non disporranno tutti questi controlli. E sarà un’occasione persa rispetto alla necessità di ‘fare luce sulle attività di trasporto e logistica’ invocata dal presidente del Consiglio Mario Draghi, e al tema della sicurezza evidenziato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella come un valore indisponibile”.
È intervenuto anche il segretario nazionale della Uiltrasporti, Marco Odone, che ha chiesto l’obbligo dell’impianto di frenata assistita sui veicoli industriali “che deve essere considerato al pari di qualsiasi altro dispositivo di sicurezza previsto sull’impiantistica sul lavoro. È importante precisare che questi morti sono da considerare morti sul lavoro e non morti per incidenti stradali”. Odone precisa che “occorre implementare gli strumenti per aumentare la prevenzione e la sicurezza di questi lavoratori di autocarri a partire dal fatto che, come denunciamo da tempo, il tempo trascorso a bordo dei mezzi dagli autisti è eccessivo. Sul punto riteniamo che sia la normativa che il Ccnl di riferimento debbano incidere ed intervenire. Auspichiamo, infine, che ci sia un pronto intervento di tutte le parti a partire dall’Albo dell’autotrasporto in seno al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili”.