Prosegue silenziosa la strage di camionisti sia all'interno delle cabina, per incidente o malore, sia nei piazzali, dove sono investiti da mezzi della movimentazione o dal loro stesso veicolo. Sfogliando le cronache dell'ultimo mese, abbiamo rilevato almeno otto decessi in incidenti, più un paio per malore. In un caso sono morti due autisti nello stesso incidente e in un altro un conducente è deceduto per esser stato fulminato dopo che il suo veicolo ha toccato cavi dell'alta tensione. Questa situazione ha spinto i tre sindacati confederali a chiedere con urgenza un confronto con i rappresentanti delle aziende e delle istituzioni sui temi della sicurezza che comprendano ritmi di lavoro, tempi di guida e impegni della prestazione. In un comunicato, le sigle spiegano che "aver portato all'estremo la concorrenza fra imprese, non sulla qualità dei prodotti e dei servizi di trasporto delle merci, ma sui costi della produzione e in particolare sul costo del lavoro ha aumentato tempi di lavoro e di guida in violazione delle leggi e del contratto nazionale del settore".
La nota precisa che "gli autisti, molto spesso, sono costretti a non effettuare il riposo e, quando riescono ad usufruirne, le condizioni sono precarie, anche per un'endemica carenza di servizi adeguati al riposo nei luoghi di sosta. La situazione è ancor più aggravata dal sistema infrastrutturale del paese e dall'allestimento di continui cantieri sulla stessa arteria stradale che a volte durano anni e con segnalazioni molto spesso insufficienti". Al termine del comunicato i sindacati scrivono che "è inaccettabile, per un paese che si definisce civile, una tale situazione che continua a peggiorare. Non si può continuare a morire di lavoro, è necessario fermare lo stillicidio di vite umane, rafforzare tutte le misure di prevenzione e di controllo da parte delle istituzioni ed effettuare da parte del Governo investimenti concreti, che al momento non vediamo".
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