Il 13 gennaio 2017, la Guardia di Finanza di Livorno ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per un autotrasportatore livornese (di cui non viene rivelato il nome in quanto indagato). La nota della Finanza precisa che l'uomo è "pluripregiudicato e con l'attivo, nell'arco di un decennio, di condanne per traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione e bancarotta fraudolenta, nonché già destinatario di un provvedimento di interdizione perpetua dai pubblici uffici".
Secondo gli inquirenti, l'autotrasportatore avrebbe creato un complesso meccanismo per attuare una frode fiscale, in collaborazione con altre persone. Questa inchiesta sorge da un'operazione più ampia, denominata Ghost Truck, approfondendo attività di compravendita ritenute anomale di veicoli industriali con altre aziende di autotrasporto in conto terzi, perlopiù fallite o sulla via del fallimento. I Finanzieri hanno scoperto così un giro di fatture false da nove milioni di euro.
La frode sarebbe avvenuta tra il 2010 e il 2013, quando alcune aziende di trasporto livornesi hanno fatturato attività di autotrasporto ad altre imprese di trasporto, in forma di subappalto, che si sono rivelate "cartiere", ossia non avevano una concreta capacità patrimoniale ed erano intestate a prestanome e non adempievano a obblighi fiscali. Queste società ricevevano fatture da altre società – che facevano capo sempre all'imprenditore arrestato – per operazioni inesistenti e hanno immatricolato trattori stradali e semirimorchi senza averne la reale proprietà.
Grazie a questo meccanismo, le società "cartiere" risultavano possedere solo sulla carta un parco veicolare, che era guidato da autisti "fantasma", che in realtà lavoravano per altre imprese di autotrasporto "vere" e intestate all'organizzatore della frode, che ne beneficiavano. Queste stesse "cartiere" emettevano fatture gonfiate per prestazioni di trasporto a favore delle imprese beneficiarie (ossia che usano effettivamente i veicoli e gli autisti) permettendo loro la deduzione indebita dei costi, detraendo così l'Iva esposta in fattura e senza pagare gli oneri contributivi e previdenziali del personale.
I Finanzieri hanno posto sotto inchiesta undici aziende e al termine dell'indagine hanno denunciato diciassette persone, oltre all'imprenditore, a vario titolo per emissione di fatture false, omessa dichiarazione, omesso versamento dell'Iva, distruzione di documentazione contabile, falso ideologico, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Inoltre, l'imprenditore arrestato ha sottratto a una sua società ingenti somme di denaro e beni immobiliari. I Finanzieri hanno anche sequestrato dieci trattori stradali, 24 semirimorchi e una vettura, per un valore di 300mila euro, nonché quote societarie.
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