Agorà è la parte pubblica dell’assemblea annuale di Confetra, dove ogni anno la confederazione approfondisce temi del trasporto delle merci e l’appuntamento di quest’anno, che si svolgerà in forma digitale il 23 settembre 2020, sarà incentrata sulle sfide provocate dalla pandemia di Covid-19. In tale occasione, le sigle di Confetra interessate all’autotrasporto – tra cui ci sono Trasportounito, Fedit, Aite, Aiti, Assopostale e Assespressi – illustreranno un manifesto con indicazioni e proposte per il settore. Le anticipa il segretario di Trasportounito, Maurizio Longo.
Il primo tema riguarda le procedure amministrative e burocratiche e si articola in sei considerazioni. La prima è che “il funzionamento degli Uffici provinciali delle Motorizzazioni Civili è difforme perché non tutte adoperano le procedure online e le procedure per i nulla osta, in caso di pratiche fuori provincia, determinano ritardi insostenibili”. Bisogna quindi rendere tale funzionamento omogeneo, ma ciò non basta. Le altre azioni da compiere sono la semplificazione del rilascio delle autorizzazioni ai trasporti eccezionali, la riduzione dei tempo per il rilascio dell’informativa antimafia, il completamento della concessione ai privati delle revisioni dei veicoli con massa superiore a 3,5 tonnellate e la revisione della formazione obbligatoria per gli autisti.
Il secondo tema è la regolazione del mercato dell’autotrasporto e comprende cinque punti. Il primo affronta la carenza di autisti di veicoli industriali, che “deve essere risolto con decisi interventi di incentivazione nonché con provvedimenti di revisione delle procedure, oggi previste, per l’esercizio della professione”. Dal punto di vista operativo, Confetra sottolinea il mancato rispetto delle norme che regolano i tempi di attesa per il carico e lo scarico dei veicoli e quelle sui tempi di pagamento. In entrambi i casi bisogna ridefinire le procedure dispositive, per allinearle con quelle europee. Sempre per quanto riguarda i rapporti con la committenza, il manifesto di Confetra propone una modifica al Codice Civile per rendere obbligatoria la forma scritta nei contratti di autotrasporto.
Un punto riguarda il Codice della Strada, con due provvedimenti. Il primo è “abrogare la disposizione che prevede il pagamento nelle mani dell'accertatore da parte di conducente alle dipendenze di una impresa italiana per infrazioni commesse e accertate sul territorio nazionale”. La seconda modifica chiesta al Codice prevede che “le imprese di autotrasporto, per far valere le proprie ragioni nei casi ricorso alle infrazioni al Codice della Strada deve potersi avvalere della possibilità di effettuare tale ricorso presso la propria prefettura provinciale o presso il giudice di pace territoriale anziché doversi rivolgere alla prefettura o giudice di pace del luogo in cui è stata comminata la sanzione”.
Il terzo tema del manifesto Confetra per l’autotrasporto riguarda le relazioni istituzionali e comprende anch’esso cinque punti. Il primo chiede che l’autotrasporto sia esplicitamente escluso dall’obbligo del pagamento del contributo annuale all’Autorità di Regolazione dei Trasporti, mentre il secondo chiede un’azione incisiva per contrastare le limitazioni al transito di veicoli industriali imposte dall’Austria. Il terzo punto riguarda l’Albo Nazionale degli Autotrasportatori che secondo Confetra “deve mutare pelle ed assumere ruoli istituzionali rilevanti”. Se resterà immutato, “alla categoria non potrà essere utile anzi, esiste già il doppione costituito dal Registro Elettronico Nazionale (Ren) a cui le imprese devono obbligatoriamente iscriversi per disposizione comunitaria”.
Il manifesto che la confederazione porterà ad Agorà 2020 chiede anche controlli più qualificati sulla strada, anche tramite un coordinamento tra le Autorità preposte. L’ultimo punto sulle reazioni istituzionali affronta la questione della carenza della aree di sosta per i veicoli industriali: “Occorre valutare gli stalli a disposizione dei mezzi pesanti sul tracciato autostradale e sulle strade extraurbane nonché, in riferimento al fatto che il riposo regolare settimanale in cabina non sarà più consentito, occorre valutare se il sistema ricettivo di alberghi o comunità può essere sufficiente (soprattutto in alcune realtà del Paese) a garantire l'osservanza della norma comunitaria”. Longo conclude che “su questa materia vige peraltro una direttiva comunitaria, rimasta inevasa, con la quale si obbligano gli stati alla messa in rete delle aree di sosta dedicate ai mezzi pesanti”.