Dopo le proteste avvenute nell’area di sosta tedesca di Grafenahusen nel 2023, quando un centinaio di autisti avevano spento i motori dei loro camion per far valere i propri diritti e reclamare gli stipendi mai pagati, il nome della società Agmaz Lukmaz e del suo proprietario, Lukasz Mazur, sono tornati nuovamente alla ribalta.
Come ha dichiarato dal sindacato Fnv e il suo portavoce Edwin Atema, che aveva già seguito la vicenda di Grafenhausen, Mazur avrebbe aggredito un suo autista irrompendo nell'abitacolo del camion durante la sosta, attaccandolo ripetutamente con uno spray al peperoncino e minacciandolo più volte di morte.
L'autista, un ragazzo uzbeko impegnato in un viaggio dall'Italia alla Germania per conto di Mazur, aveva recentemente chiesto il pagamento degli arretrati al suo datore di lavoro e sembra essere questo il motivo dell'aggressione. L'autista ha rilasciato un video in cui appare sconvolto e spaventato, con il volto tumefatto e gli occhi visibilmente gonfi a causa dello spray. E' riuscito anche ad immortalare gli attimi appena successivi all'aggressione, fermata solo grazie all'arrivo di un altro conducente attirato dalle urla e dalle richieste di aiuto del malcapitato.
La vicenda ha suscitato molto scalpore ed è arrivata al termine di una settimana complicata per l'azienda di Mazur. Il colosso della distribuzione Aldi, pochi giorni fa, ha infatti inviato una lettera a tutti i suoi fornitori, invitandoli a non inviare ordini di trasporto a nessuna azienda del gruppo Agmaz.
Aldi si aspetta che i suoi partner commerciali e i loro partner rispettino gli obblighi di due diligence in materia di diritti umani e ambiente, anche se nessuna inchiesta o nessun Tribunale ha di fatto chiarito del tutto le violazioni dell'azienda polacca.
Il contenuto della lettera è stato anche confermato da un portavoce di Aldi: “La nostra azienda non ha mai mantenuto un rapporto contrattuale diretto con le due società di Mazur. Le aziende della filiera devono garantire che i loro appaltatori rispettino gli standard in materia di diritti umani e protezione ambientale, uno dei valori fondamentali della cultura aziendale. Va sottolineato che Aldi è obbligata dalla Legge a rispettare adeguatamente gli obblighi di due diligence in materia di diritti umani e ambiente nelle sue catene di fornitura”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la sindacalista Anna Weirich, coordinatrice dell'associazione Fair Mobility, che ha dichiarato che tutti gli spedizionieri devono assumersi davvero la responsabilità delle condizioni di lavoro dei conducenti. “Se le proteste di Grafenhausen hanno contribuito a spingere le aziende a riflettere su questo, allora hanno ottenuto qualcosa di importante per tutti i camionisti. La risoluzione dei rapporti commerciali con le singole compagnie di trasporto, tuttavia, dovrebbe essere solo l'ultimo passo. In primo luogo, le aziende dovrebbero garantire i diritti dei lavoratori nella catena di fornitura. A questo proposito, tuttavia, non sembra essere cambiato molto finora, non abbiamo notato alcun miglioramento nelle nostre consultazioni e nelle verifiche sul campo".
Lo stesso timore è condiviso anche da molti autisti che hanno pubblicato la loro opinione sui principali social media. Secondo loro, il divieto imposto da Aldi non impedirà a Mazur di effettuare viaggi per il colosso tedesco. Attraverso le borse di trasporto e il subappalto di viaggi, infatti, Agmaz potrebbe facilmente eludere il divieto ricevuto e inviare i mezzi della propria flotta ai magazzini di Aldi e dei suoi fornitori.
Mazur è infatti proprietario di una terza azienda di trasporto che vanta 379 camion, chiamata Mlogistyka Spółka Z Ograniczoną Odpowiedzialnością, meno conosciuta delle altre due in quanto aperta da poco e chiamata a sostituire Imperia, venduta nel 2023.
Rispetto al passato, inoltre, i mezzi del gruppo Agmaz Lukmaz sono meno riconoscibili e l'utilizzo di una Cmr compilata a mano metterebbe Mazur nelle condizioni di caricare qualsiasi tipo di merce all'insaputa dei committenti. Dopo i disordini di Grafenhausen, infatti, dalla livrea dei camion è stato tolto ogni riferimento all'impresa polacca, consentendo ai veicoli di circolare senza attirare troppo l'attenzione.
Marco Martinelli