L'associazione intende andare oltre la sperimentazione degli autoarticolati da 18 metri, attiva in Italia da qualche anno e chiede anche quella dei veicoli EMS (acronimo di European Modular System), denominati anche eurocombi o gigaliner. Sono complessi veicolari formati da un semirimorchio agganciato a una motrice, oppure da un rimorchio agganciato a un autoarticolato, che possono raggiungere la lunghezza massima di 25,25 metri. "Dobbiamo aprire l'Italia alle innovazioni e cogliere le buone pratiche dagli altri Paesi dell'Unione Europea che non si sono preclusi la possibilità di sperimentare", spiega il presidente di Anita, Thomas Baumgartner.
Gli eurocombi non sarebbero usati in tutte le situazioni, ma solo in particolari condizioni operative, come precisa Baumgartner: "Verrebbero utilizzati soltanto per determinati prodotti voluminosi, determinate strade e rimangono in una nicchia di mercato, ma presentano una valida soluzione per diminuire la congestione stradale, ridurre l'impatto ambientale e abbassare costi di gestione per le aziende. Inoltre, si adattano bene per le trazioni terminalistiche del traffico combinato ferrovia-strada", aggiungendo che "le imprese di autotrasporto non possono restare indietro rispetto alle imprese di altri Stati UE dove tali combinazioni vengono utilizzate".
Anita riporta i risultati di alcune ricerche, secondo cui gli eurocombi presentano un impatto minore sulle infrastrutture stradali rispetto ai veicoli tradizionali (a parità di carico) nonostante la loro massa complessiva unitaria superiore, perché la loro configurazione ha un carico per singolo asse minore (avendo più assi). Inoltre, prosegue l'associazione, queste combinazioni sono utili nel trasporto intermodale, perché trasportano in un solo viaggio due casse mobili (una lunga e una corta), oppure un semirimorchio e una cassa mobile.
Oggi, la circolazione degli eurocombi è permessa in via sperimentale e limitata in specifiche arterie, in Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia.
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