La Guardia di Finanza ha concluso un'altra importante operazione contro il contrabbando di carburanti sgominando una banda che ha importato illegalmente quattro milioni di litri di gasolio dalla Slovenia e dalla Polonia. L'organizzazione seguiva l'intera filiera logistica, dall'importazione tramite documenti contraffatti sino alla vendita al dettaglio in alcune pompe bianche. Il 3 dicembre la Finanza ha tirato le fila dell'inchiesta iniziata a gennaio 2019, con un'operazione che ha coinvolto duecento militi e che ha portato all'arresto di sedici persone in Lazio, Campania e Puglia (quattordici in carcere e due ai domiciliari), alla notifica di quattro obblighi di dimora e di nove divieti a esercitare imprese e uffici direttivi. I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere, contrabbando di prodotti petroliferi, ricettazione e auto-riciclaggio. L'inchiesta ha coinvolto anche sedici società che gestivano distributori di carburanti e depositi commerciali, cui sono state sospese le licenze di deposito autorizzato.
L'operazione Ghost Fuel è stata condotta dal Terzo Nucleo Operativo della Guardia di Finanza di Roma e in quasi un anno ha portato alla luce questa organizzazione, che aveva anche diramazioni all'estero e comprendeva diverse figure, compresi contabili e gestori di distributori di carburante. Il gasolio entrava in Italia con autobotti che lo caricavano in Slovenia e Polonia e viaggiava con documentazione che dichiarava il trasporto di prodotti non soggetti ad accise, come oli lubrificanti. In Italia, le autobotti scaricavano in alcuni piazzali gestiti dai contrabbandieri nell'area romana (a Fiano Romano, via della Magliana e via della Tenuta di Santa Cecilia). Qua il gasolio era travasato su altre autobotti che avevano documenti di accompagnamento falsi per portarlo in due depositi commerciali a Pomezia e Formello, che secondo gli inquirenti erano la base logistica della banda.
In questi depositi il gasolio restava poco tempo ed era presto inviato alla vendita al dettaglio, che avveniva attraverso una rete di distributori no-logo che conoscevano l'origine del carburante. L'organizzazione comprendeva diverse figure: autotrasportatori che spostavano il gasolio, staffette e vedette che li proteggevano per evitare che i camion fossero controllati su strada o nei depositi, contabili che creavano i documenti di accompagnamento (facendo apparire il pagamento dell'accisa e aggiustando la registrazione dell'ingresso e uscita del carburante dai depositi) e distributori finali. Gli inquirenti hanno stimato che l'organizzazione ha venduto quattro milioni di litri di gasolio, evadendo 1,1 milioni d'Iva e 2,5 milioni di accise. Durante l'operazione, i Finanzieri hanno colto in flagrante undici persone mentre travasavano il carburante e al termine ha sequestrato 450mila litri di gasolio, 27 automezzi, un deposito commerciale e undici autopompe.
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