Si chiama Operazione Spartaco è ha investito un’azienda di autotrasporto e logistica della provincia di Lodi, di cui gli inquirenti non hanno comunicato il nome. Si sa solo che opera nel trasporto per la grande distribuzione organizzata, ha carattere famigliare e occupa oltre 150 persone. Le accuse a carico delle diciassette persone indagate, di cui cinque sottoposte a misure cautelari, sono numerose e pesanti e riguardano sia la frode fiscale, sia lo sfruttamento degli autisti. Tutto è iniziato con un controllo su strada, da cui sono emerse irregolarità sul rapporto di lavoro del camionista. Quest’ultimo ha denunciato una situazione di grave sfruttamento, che ha spinto la Procura di Lodi ad aprire un’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza.
I Finanzieri hanno acquisito altre testimonianze, provenienti da autisti che si erano licenziati, e ha avviato intercettazioni telefoniche e ambientali. Un video diffuso dalla Finanza riporta alcune frasi intercettate. Un autista ha testimoniato che: “non mi sto lavando da 48 ore...è da giugno che non scendo dal camion, mi sto arrugginendo qua...e ho 75 anni”. In un’intercettazione, un’indagata dice a un camionista: “Adesso non dico di no, però è che se io fossi in voi andrei ad ammazzarli...ammazzarli di botte”, al che gli risponde l'interlocutore: “Chi è che vai ad ammazzare...” e un collgea afferma: “Non lo puoi fare...Questo se lo trovi da qualche parte al buio puoi farlo, altrimenti no”.
In un’altra intercettazione, un autista afferma che “no, io sto male...mi stavo addormentando sul volante...non vado ad ammazzarmi o ammazzare altra gente”. Evidentemente si riferisce alle ore di guida ed è interessante notare che nella immagini sui controlli su strada prese dai Finanzieri, i veicoli hanno il cronotachigrafo analogico, con i dischi di carta. Un’altra frase intercettata a un indagato, egli afferma: “Ma te lo giuro, io se questo lo becco se non posso denunciarlo io la faccia gliela spacco”. Queste intercettazioni mostrano il clima all’interno dell’azienda.
Gli inquirenti spiegano quali “condizioni vessatorie” erano imposte ai dipendenti, che le accettavano “solo dietro la continua minaccia del licenziamento e facendogli sottoscrivere contratti di lavoro a tempo determinato della durata di pochi mesi (a volte anche trenta giorni), non rinnovati a coloro che non sottostavano a tale modus operandi aziendale”, aggiungendo che “la sagacia criminale era abbinata, però, anche ad una spregiudicata gestione dei dipendenti attraverso il sistematico ricorso a condotte estorsive e alla violazione della normativa sul lavoro”.
In concreto, gli autisti erano costretti ad accettare retribuzioni diverse da quelle stabilite dal contratto nazionale e la riduzione dello stipendio per ogni giorno di assenza o di ferie. Sul lavoro, i conducenti subivano turni anche di diciotto ore continue, senza rispettare i tempi di riposo. Ciò era possibile perché i veicoli usano ancora il cronotachigrafo analogico, applicando il vecchio trucco di inserire più dischi in un turno di guida e distruggendoli al termine del viaggio. Inoltre, i conducenti lavoravano in precarie condizioni igieniche e di sicurezza, alloggiandoli in ambienti degradati e senza le visite mediche obbligatorie.
Inoltre, la manutenzione dei camion non era regolare e avveniva tramite interventi svolti all’interno dell’azienda di autotrasporto, ma che formalmente apparivano compiuti da officine autorizzate compiacenti. Questa situazione ha compromesso anche la sicurezza stradale. Durante l’indagine, gli inquirenti hanno confrontato gli incidenti occorsi ai veicoli dell’azienda lodigana con la media nazionale dell’autotrasporto, rilevando un valore superiore nel primo caso: dal 2011 al 2018 la società ha avuto 276 incidenti stradali, con 14 casi si lesioni personali e uno che ha causato la morte di un autista comasco.
Ma lo sfruttamento degli autisti e la violazione delle norme sui tempi di guida e di riposo è solo uno dei filoni dell’indagine, perché i Finanzieri hanno anche scoperto una frode fiscale, basata sulla costituzione di una galassia societaria che ha prodotto fatture per operazioni insistenti del valore di 60 milioni di euro e fondi neri per circa venti milioni di euro. Ciò ha permesso all'azienda di offrire tariffe più basse rispetto alle società in regola, riuscendo così ad ”accaparrarsi enorme fette di mercato della grande distribuzione organizzata, tanto da farla divenire uno dei gruppi di riferimento nazionale per il trasporto delle merci deperibili”.
L'operazione di questa mattina ha coinvolto oltre cento militi della Finanza, che hanno posto agli arresti domiciliari la persona ritenuta a capo dell’organizzazione (di cui gli inquirenti indicano le iniziali P.R. e l'età, 52 anni) e all’obbligo della firma altre quattro persone (P.S. di 30 anni, P.M. di 35 anni, M.P. di 58 anni e P.G.R. di 41 anni) per i reati di associazione a delinquere, sfruttamento del lavoro, estorsione ed evasione fiscale, mentre altre dodici persone sono indagate. I Finanzieri hanno anche sequestrato beni per venti milioni di euro, tra cui un centinaio di trattori stradali e altrettanti semirimorchi.