La parola sulla vicenda del mancato passaggio dei rami d'azienda a Fercam passa ora alla protagonista, ossia l'Artoni, che dopo la rotture della trattativa da parte della società altoatesina e due giorni di sciopero dei sindacati ha diffuso questa mattina un comunicato in cui chiarisce la sua posizione e dal titolo esplicito: "Fercam rispetti gli accordi".
La società emiliana ritiene di avere subito una "gravissima lesione da parte del Gruppo Fercam il quale, dal un lato, ha inaspettatamente quanto illegittimamente interrotto un processo di trasferimento del principale ramo d'azienda Artoni in capo ad una società neo costituita dal citato gruppo bolzanino (FercamArtoni Srl) e, dall'altro, ha provveduto a perpetrare una diffusa campagna allarmista in danno del Gruppo Artoni rilasciando informazioni destabilizzanti per il mercato ('il Gruppo Artoni non esiste più') e provocando un'incontrollata diaspora di clienti e dipendenti".
Artoni precisa che "contrariamente a quanto affermato dal Gruppo Fercam", già il 10 febbraio 2017 gli accordi per il trasferimento dei rami d'azienda "risultavano sostanzialmente raggiunti e pronti per essere sottoscritti", dopo un periodo di trattativa durante il quale "il Gruppo Fercam, come d'uso in queste operazioni, ha avuto completo accesso ai più sensibili dati del Gruppo Artoni".
La mattina dell'11 febbraio, prosegue la ricostruzione di Artoni, le parti dovevano vedersi da un notaio di Bolzano, ma FercamArtoni "non dava corso alla sottoscrizione dei testi, apparentemente in ragione della necessità di un accordo con le sigle sindacali". Sull'accordo sindacale, Artoni aggiunge che "veniva recepito già nella giornata di lunedì 13 febbraio nella forma gradita al Gruppo Fercam, sotto la minaccia costante del medesimo di ritirarsi dall'operazione in caso di mancato raggiungimento dello stesso".
Sempre sull'accordo sindacale, la nota della società emiliana aggiunge che "Il testo è stato consegnato al dottor Thomas Baumgartner (Presidente del Gruppo Fercam) per mani delle rappresentanze sindacali che lo hanno sottoscritto unitamente al Gruppo Artoni già nella giornata di mercoledì 15 febbraio". Ora, prosegue la nota "FecamArtoni si rifiuta ora di sottoscrivere gli accordi assertivamente sulla scorta dell'agitazione sindacale in corso nonché delle conseguenze (economiche e di business) che il Gruppo Artoni sta ora patendo proprio in ragione delle condotte della FercamArtoni".
Dopo avere fornito la sua ricostruzione della vicenda, Artoni aggiunge che da parte sua c'è ancora la disponibilità a sottoscrivere gli accordi. Non solo, ma contesta le interpretazioni fornite dal Gruppo Fercam e informa i dipendenti, fornitori e parti sociali "di aver già provveduto ad invitare e diffidare FercamArtoni a rivedere la posizione presa e a provvedere, senza indugio, a dar corso alle intese già più volte condivise, al fine di porre in essere gli adempimenti necessari al perfezionamento dell'operazione in parola, con salvezza dei valori occupazionali in gioco".
Se ciò non avverrà, conclude la nota di Artoni, "in considerazione degli ingenti danni che il Gruppo Artoni, i sui dipendenti ed i suoi creditori subirebbero in caso di mancato perfezionamento della succitata operazione nel corso delle prossime ore, è ferma intenzione del Gruppo Artoni - suo malgrado - provvedere alla tutela dei propri diritti nelle sedi competenti". Infine, la società invita dipendenti, fornitori e parti sociali "a stringersi intorno all'azienda al fine di non disperdere gli importantissimi valori sociali che essa racchiude".
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