Dopo la pubblicazione dei “costi indicativi di riferimento” dell’autotrasporto avvenuta sul sito web del ministero dei Trasporti il 27 novembre, appaiono le prime reazioni da parte della committenza. Una che entra nel merito tecnico della questione è apparsa il 28 dicembre 2020 nell’edizione online del giornale Euromerci, dove il presidente della Commissione Trasporti di Assologistica, Aldo Rosada, ripercorre la lunga vicenda legislativa e giudiziaria dei costi dell’autotrasporto fino alla versione pubblicata a novembre. E proprio su questa pone dei rilievi basati sul parere chiesto il 24 gennaio dal ministero dei Trasporti all’Autorità Antitrust sulla sua impostazione metodologica per ottenere la valutazione di compatibilità.
Tale proposta, ricorsa Rosada, “prevedeva la possibilità di distinguere quattro classi di veicoli in base alla massa complessiva, procedendo poi alla definizione di quattro voci di costo associando altrettante forcelle di valori min/max: 1) veicolo a motore + rimorchio/semirimorchio (voce comprensiva di acquisto, manutenzione, revisione, pneumatici, bollo e assicurazioni); 2) ammortamento veicolo a motore (3-6 anni) + rimorchio/semirimorchio (8-12 anni); 3) lavoro (voce comprensiva di stipendio, trasferte e straordinari); 4) energia (voce comprensiva delle diverse possibilità di alimentazione)”. A febbraio, l’Antitrust ha fornito un parere favorevole, precisando però che “la previsione di quattro grandi categorie di costi non appare suscettibile di fornire alle imprese elementi di costo prestabiliti con eccessivo dettaglio, consentendo alle stesse di muoversi in uno spazio di offerta esteso, come tale rispettoso della autonomia negoziale”.
Partendo da questo presupposto, Rosada afferma che “si può tranquillamente stabilire che il contenuto del Decreto Direttoriale non rispetta e non riporta quanto concordato precedentemente tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato”, chiedendosi: “Perché fare accordi quando gli stessi poi, in un momento successivo, non vengono rispettati?”. Rosata ricorda anche che ad aprile e maggio 2020 quattro associazioni della committenza (Assarmatori, Assologistica, Confitarma e Federagenti) avevano chiesto al ministero dei Trasporti di essere coinvolti prima della pubblicazione della tabella dei costi, ma senza alcun esito. “Con la richiesta, l’obiettivo delle suddette associazioni era quello di dare un contributo tecnico, operativo, costruttivo e rispettoso della situazione di mercato fermo restando che la committenza, nello stabilire i prezzi dei servizi di trasporto, è da sempre impegnata a tenere in debita considerazione i principi di adeguatezza in materia di sicurezza stradale e sociale”.
Rosada precisa anche che alcune voci di costo della tabella ministeriale sono da considerare “medie” e non “minime”: “Per esempio, viene indicato un valore di acquisto minimo pari ad 112.240 euro senza calcolare un valore residuo del 20% anziché un valore attuale di mercato pari a 85.000/90.000 euro meno il valore residuo del 20%”. Quindi, l’esponente di Assologistica ribadisce la richiesta di una convocazione al ministero dei Trasporti delle associazioni della committenza “per avere l’opportunità di proporre quanto necessario al fine di poter modificare i contenuti del Decreto stesso”, concludendo che “anche se pleonastico, in conclusione ricordo che la committenza è il soggetto che paga i servizi di trasporto e nelle trattative e/o decisioni riguardanti il settore dell’autotrasporto non dovrebbe essere mai esclusa”.
K44 ha dedicato un videocast e unpodcast alla pubblicazione dei costi indicativi dell'autotrasporto, spiegando come funzionano e come si possono usare. Ve li ripropioniamo.