Dopo una tregua di oltre un mese per svolgere la trattativa col corriere Brt, l’associazione degli autotrasportatori Assotir ha annunciato il 25 giugno 2025 la ripresa della vertenza, che potrà anche prevedere il fermo dei servizi. Lo ha annunciato il segretario generale dell’associazione, Claudio Donati, in una conferenza stampa dove ha anche spiegato perché Assotir ha lasciato il tavolo delle trattative.
Donati ha ripercorso l’intera vicenda, partendo dall’indagine della magistratura milanese sull’impiego di manodopera fatto dal corriere negli anni precedenti. L’inchiesta ha portato al commissariamento della società e a un rinnovamento dei suoi vertici. Ciò ha anche causato una ristrutturazione sul versante dei fornitori di trasporto, come ha spiegato Donati: “Brt aveva circa tremila operatori e il piano prevede consistente riduzione dei fornitori di trasporto usando imprese più strutturate rispetto al modello in cui è nata e cresciuta”.
Nel corso di tale processo, la società ha disdetto il contratto con centinaia di fornitori, soprattutto piccole imprese di autotrasporto, molte delle quali operavano in esclusiva o in prevalenza per il corriere. Così, parecchi autotrasportatori si sono rivolti all'associazione, che ha avviato una vertenza, giungendo alla proclamazione del fermo a metà aprile 2024. Fermo poi sospeso per avviare la trattativa.
Donati ha spiegato che durante gli incontri con Brt, Assotir ha proposto di mantenere gli attuali piccoli fornitori di trasporto in forma associativa, come per esempio consorzi. Una richiesta che è stata respinta dal corriere. “Brt ci ha fatto capire che sarebbe stata la magistratura a opporsi ai consorzi, ma ciò non appare dalle documentazione. Gli inquirenti non parlano in modo generico di consorzi, bensì di specifiche realtà”, ha detto Donati, aggiungendo che “il nuovo gruppo dirigente di Brt ha voluto fare un'operazione d’immagine per tagliare col passato. Così, questi trasportatori sono passati da essere componente del successo di Brt a un problema, a prescindere dal loro merito. In questo modo si è colpito in maniera sistematica e unilaterale”.
Assotir ha sottolineato anche un aspetto legato alle tariffe: “Gli operatori storici rimasti continuano a lavorare con le vecchie tariffe, che sono molto basse, mentre quelli nuovi ha contratti con tariffe superiori dal 30% al 50%. Ciò a parità di lavoro e non capiamo il senso di questa disparità. Un autista costa intorno ai 48mila euro l’anno e produce un fatturato di 50-60 mila euro. In queste condizioni è difficile far quadrare i conti”.
Il problema, ha aggiunto Donati, è che i fornitori che lavorano in esclusiva o in prevalenza con Brt hanno difficoltà a trovare nuove commesse. “Brt vuole recuperare la verginità perduta a scapito dei fornitori storici di trasporto e ci sembra che ciò contraddica le sue dichiarazioni sulla responsabilità sociale ed etica”.
Per Assotir l’interruzione della trattativa non ha chiuso la partita e l’associazione sta programmando diverse iniziative. “Abbiamo già sensibilizzato alcuni deputati sulla vicenda e abbiamo chiesto un’audizione alla Camera. Inoltre, scriveremo a Geopost, che controlla il 74% di Brt, per chiedere se questo comportamento corrisponde ai criteri di responsabilità sociale ed etica”. L’associazione non esclude una nuova proclamazione del fermo, che potrebbe avvenire a livello territoriale.