Il 19 dicembre 2016 la giudice del Tribunale di Milano Emanuela Rossi ha emesso la sentenza del processo a Giampaolo Vercesi, il titolare dell'Autotrasporti Vercesi di Pozzuolo Martesana (con sede operativa a Vignate) accusato di avere costretto alcuni autisti a violare in modo sistematico le norme sui tempi di guida e di riposo e di manomettere i cronotachigrafi dei camion che usavano. Il verdetto di primo grado è una condanna a due anni di carcere con la condizionale (e quindi pena sospesa), purché l'accusato versi a titolo provvisionale 3000 euro agli autisti che si sono costituiti parte civile, come anticipo sul risarcimento che sarà stabilito da un giudice civile.
Ma la situazione di Vercesi potrebbe aggravarsi, perché il processo è stato scisso in due filoni. Il primo, con l'accusa di violenza privata, è quello di questa sentenza di primo grado, il secondo deriva da una sentenza della Corte di Cassazione, sorta proprio da questo procedimento, che stabilisce la manomissione del cronotachigrafo come violazione penale. Quindi si svolgerà un'udienza preliminare per la violazione dell'articolo 437 del Codice Penale sulla sicurezza del lavoro.
Questo processo è diventato quindi importante nella giurisprudenza dell'autotrasporto, per le accuse mosse all'imputato e per avere spinto la Cassazione a promulgare una sentenza che sarà usata in altri procedimenti sulla manomissione del cronotachigrafo. La vicenda è partita dalla denuncia presentata da un autista licenziato dalla Vercesi, che si è avvalso dell'assistenza dell'avvocato milanese Attilio Giulio. "Prima abbiamo ottenuto una sentenza del Giudice del Lavoro che ha annullato il licenziamento, ma non ci siamo fermati, perché abbiamo presentato anche la denuncia penale", spiega l'avvocato.
In una primo momento, nel novembre del 2015, il Gup di Milano ha fatto cadere l'accusa di manomissione del cronotachigrafo, sostenendo che la questione riguarda solamente il Codice della Strada. "A questo punto, abbiamo deciso di procedere con il ricorso in Cassazione, che ci ha dato ragione, stabilendo che andava riaperto il processo anche per l'articolo 437 del Codice Penale". La sentenza della Cassazione è la numero 47211 del 25 maggio 2016.
Comunicato Vercesi del 30 dicembre 2016
© TrasportoEuropa - Riproduzione riservata
Segnalazioni, informazioni, comunicati, nonché rettifiche o precisazioni sugli articoli pubblicati vanno inviate a: redazione@trasportoeuropa.it
Puoi commentare questo articolo nella pagina Facebook di TrasportoEuropa
Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità sul trasporto e la logistica e non perderti neanche una notizia di TrasportoEuropa? Iscriviti alla nostra Newsletter con l'elenco ed i link di tutti gli articoli pubblicati nei giorni precedenti l'invio. Gratuita e NO SPAM!