Mercoledì 22 marzo il traffico intorno alla città di Varsavia è stato fortemente compromesso da una manifestazione che ha radunato più di trecento veicoli industriali. La manifestazione è iniziata intorno alle nove del mattino con una conferenza stampa, poi i camion hanno invaso le arterie stradali principali causando un ingorgo di dieci chilometri e paralizzando la viabilità cittadina. La protesta è stata organizzata dall’associazione degli autotrasportatori polacchi, con l'appoggio del partito politico Konfederacja, che nelle ultime settimane ha chiesto a più riprese al Governo d’intervenire su importanti questioni relative all’autotrasporto. Come recentemente dichiarato dal portavoce del partito, il fermo dei vettori è una reazione alla distruzione a lungo termine dell'industria dei trasporti, da cui dipende il 6% del Pil nazionale e che garantisce oltre un milione di posti di lavoro.
Secondo i manifestanti, infatti, gli autotrasportatori russi e bielorussi eludono le sanzioni imposte dall'UE mentre quelli ucraini ricevono privilegi unilaterali, costringendo i trasportatori polacchi a fronteggiare una concorrenza sleale e spingendo molte compagnie sull'orlo del fallimento. La richiesta di Konfederacja è d’introdurre il divieto d’ingresso ai semirimorchi immatricolati in Bielorussia e Russia, di bloccare le società costituite con capitali riconducibili a Minsk e Mosca, ma anche di estendere le normative e i requisiti vigenti anche ai mezzi ucraini, che circolano senza permessi e a tariffe ridotte.
I primi mesi del 2023 sono stati quindi segnati da un netto calo della domanda di trasporto in Polonia, che unita alla concorrenza incontrollata ha causato un calo delle tariffe. L'attesa ripresa primaverile non si è al momento verificata mentre la guerra ed il Pacchetto Mobilità hanno aumentato notevolmente i costi operativi, mettendo a dura prova la resilienza degli autotrasportatori. Secondo le stime di Upply, una delle più popolari piattaforme digitali di ricerca di carichi, le tariffe del trasporto su strada sono già diminuite del 2,4% rispetto all'ultimo trimestre del 2022 e potranno perdere dai tre ai cinque punti percentuali entro la fine dell'anno.
Marco Martinelli