Giovedì scorso, i principali viali di Sofia sono stati occupati da decine di veicoli industriali giunti da tutta la Bulgaria per protestare contro eventuali provvedimenti che la Commissione Europea potrebbe prendere per contrastare il dumping sociale degli autisti. Gli autotrasportatori bulgari temono infatti che queste riforme - come quelle sul distacco internazionale, l'adeguamento al salario minimo del Paese dove si trasporta e il divieto del riposo settimanale regolare in cabina - possano aumentare i loro costi al punto da causarne la chiusura. Secondo la Bulgarian News Agency, In Bulgaria operano circa 12mila imprese di autotrasporto internazionale, la maggior parte delle quali di piccola o media dimensione e l'intero comparto del trasporto su strada produce il 15% del Pil, impiegando 190mila persone.
Nei giorni precedenti, il Parlamento ha votato una mozione che sostiene le ragioni dell'autotrasporto, invitando il Governo a intervenire in sede comunitaria. Ma Bruxelles non è l'unico problema degli autotrasportatori bulgari, che devono risolvere anche questioni interne. La prima è la mancanza di autisti, che colpisce anche i Paesi dell'Est, che finora hanno fornito manodopera in tutta Europa. In Bulgaria si stima che manchino circa cinquemila autisti, anche se il loro salario è molto più elevato di quello medio: circa duemila euro contro cinquecento.
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