Venerdì 19 febbraio, l'Anita ha diffuso una nota che critica la decisione del Governo austriaco, perché "tale situazione riporterebbe all'inizio degli anni Novanta, prima della caduta delle barriere doganali che erano situate sui confini interni dell'Unione europea, azzerando trent'anni d'integrazione comunitaria". Il presidente dell'associazione, Thomas Baumgartner, ritiene che il ripristino dei controlli alle frontiere provocherà "serie ricadute" sul sistema produttivo europeo, che opera da anni secondo il sistema just-in-time.
"Il flusso dei veicoli che attraversano quotidianamente l'asse del Brennero, la più trafficata rotta di collegamento tra l'Italia e l'Europa, è tale che l'attività di controllo comporterà inevitabili tempi di attesa", spiega Baumgartner. "Un camion fermo costa all'azienda circa sessanta euro l'ora, quindi, con un ritardo di sole due ore possiamo supporre un aumento dei noli del dieci percento, che ricadrà senza dubbio sui costi e, quindi, sui prezzi dei prodotti e, di conseguenza, sul consumatore finale. Uno scenario nel quale il prodotto italiano perderebbe competitività con intuibili riflessi sull'export e danni per tutto il sistema economico nazionale".
Secondo Anita, i comparti più colpiti dal provvedimento saranno la componentistica automotive e la filiera alimentare. Inoltre, il provvedimento rischia addirittura di essere controproducente: "Non deve essere sottovalutato il fatto che i veicoli fermi in coda sono maggiormente esposti a tentativi di intrusione, così come accade tuttora nell'attraversamento della Manica". Infine, l'associazione sottolinea l'impatto sui te tempi di guida degli autisti: "Le attese alle frontiere, oltre ad aumentare i tempi di resa della merce, andrebbero a comprimere i tempi di guida degli autisti, riducendone la produttività, un effetto del quale l'Europa non può non tenere conto e introdurre, di conseguenza, maggiori flessibilità sui tempi di guida e di riposo dei conducenti".
Confartigianato Trasporti del Veneto ha definito la decisione austriaca "una tempesta perfetta" che si sta abbattendo sugli autotrasportatori del nord-est. In una dichiarazione apparsa sulla Nuova Venezia, il presidente Nazzareno Ortoncelli ritiene che provocherebbe subito code e ritardi, con l'aumento dei tempi di percorrenza dei veicoli. Inoltre, questa misura avvantaggerebbe il cabotaggio dei vettori stranieri, perché potrebbero stabilirsi più a lungo in Italia a causa delle difficoltà di circolazione.
Anche Confindustria Belluno Dolomiti e Unioncamere del Veneto sono preoccupate del provvedimento austriaco. La seconda ricorda che attraverso il Brennero passano oltre 40 milioni di tonnellate di merce l'anno e di queste circa 30 milioni viaggiano su strada, muovendo circa due milioni di veicoli industriali. "Gli ostacoli al traffico merci e persone significano per il Veneto e la Pianura padana un grande danno a livello economico, perché limitando la circolazione nell'asse nord-sud farebbero perdere competitività per le nostre aziende", afferma Giuseppe Fedalto, presidente Unioncamere del Veneto "Come Sistema camerale stiamo pertanto valutando quali azioni sia meglio intraprendere a tutela della libera circolazione e degli interessi delle nostre aziende. Attraverso il nostro ufficio di rappresentanza a Bruxelles ci stiamo attivando per coinvolgere sulla vicenda la Commissione europea".
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