Non è un vero e proprio fermo nazionale, anche perché il Governo ha stretto la morsa sulla protesta, cancellandola dai mass media e dai social network, ma gli autotrasportatori russi proseguono le manifestazioni locali a macchia di leopardo contro il pedaggio introdotto il 15 novembre scorso sulle strade federali russe, denominato Platon. La protesta è iniziata l'11 novembre e finora ha causato manifestazioni in oltre settanta città russe, secondo quanto riferisce Radio Free Europe. È difficile ottenere informazioni precise, perché i media russi hanno messo il silenziatore su questa protesta, aiutati anche dai recenti sviluppi della guerra in Siria.
Le manifestazioni, che sarebbero avvenute nell'intero territorio russo, da Vladivostok a San Pietroburgo, consistono in cortei di camion lumaca che ostacolano il traffico nelle principali città russe. La reazione del Governo comprende bastone e carota. Il primo è rappresentato da una richiesta dell'Agenzia federale sulle strade al ministero degli Interni per avviare un'indagine sugli organizzatori della protesta, col pretesto di un incidente mortale avvenuto a Tvier che sarebbe causato dalle manifestazioni. Inoltre, il deputato della Duma Yevgeny Fyodorov (del partito di Putin) ha dichiarato che i camionisti sarebbero manipolati da "traditori" manovrati dagli Stati Uniti.
Nello stesso tempo, il Governo cerca di mediare. In una nota diffusa il 20 novembre annuncia che ridurrà le multe per chi non paga il pedaggio da 450mila a 50mila rubli (che diventeranno 100mila in caso di recidiva) e che nel frattempo non applicherà sanzioni ai veicoli che appartengono a compagnie russe. Intanto, le proteste proseguono e gli organizzatori hanno indetto una "marcia su Mosca" per il 30 novembre.
Il 25 novembre, il ministro dei Trasporti, Maxim Sokolov, ha dichiarato che le somme dei pedaggi saranno trasferiti a un fondo federale per le strade e spesi per progetti infrastrutturali federali e regionali. Il Governo prevede d'incassare nel 2016 circa 40 miliardi di rubli, pari a oltre 611 milioni di dollari. Uno dei progetti interessati è la Silk Road Economic Belt, che prevede corridoi di trasporto verso l'Asia.
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