Secondo dati DAT, principale piattaforma per noli su gomma negli Usa, le tariffe a febbraio sono superiori al 30% rispetto al 2017. In particolare si riporta una rata spot media di 2,23 dollari per miglio (un miglio è circa 1,6 km) per carico coperto e di 2,26 per carico scoperto, mentre il carico refrigerato si attesta a 2,59 dollari per miglio. Gli analisti ritengono che alla base di tale rincaro ci siano fattori contingenti, quali condizioni climatiche avverse e i ritardi causati dalle festività, l'ultima in termini di impatto sulle attività terminalistiche è il capodanno cinese, che hanno ridotto l'offerta, a fronte di una continua crescita del flusso merci in import ed export.
Tuttavia, è da diverso tempo che sono stati individuati elementi intrinseci al settore autotrasporti in Usa, che deludono le aspettative del mercato di avere una offerta più adeguata alla domanda. In particolare l'American Trucking Association riporta che ci sono 50mila camionisti qualificati in meno alla fine del 2017 e si registrano livelli di turnover elevatissimi. Secondo diversi analisti, il lavoro di camionista viene considerato usurante e non attraente per le nuove generazioni, ove l' età media degli impiegati nel settore è di 55 anni. A tutto ciò va aggiunto che le condizioni economiche più favorevoli negli USA creano alternative valide alla professione.
Tra gli altri aspetti da considerare c'è la nuova regolamentazione per il disco orario (Electronic Lodging Device) ora recepita dalla quasi totalità degli States americani e che verrà imposta con controlli stradali su tutto il territorio nazionale a partire da aprile 2018. Tale normativa, a fronte delle giuste esigenze di sicurezza stradale, mette i camionisti nelle condizioni di guidare e quindi guadagnare meno a parità di compensi.
Il settore autotrasporti negli Stati Uniti è, da un punto di vista commerciale, fortemente deregolamentato e quindi, se pure con basse barriere all'ingresso, molto competitivo e caratterizzato da elevati flussi di cassa in uscita, necessari a pagare i lavoratori autonomi. Infatti, oltre il 90% dei camionisti lavora in proprio ed è proprietario del trattore stradale, utilizzato per il traino di rimorchi o semirimorchi messi a disposizione dalle aziende logistiche e di spedizioni o dalle compagnie di navigazione presso i principali nodi intermodali (è il caso del container montato su telaio). Ciò fa si che le grandi aziende che dominano il settore autotrasporti in Usa come la JB Hunt, XPO, UPS, FedEx, Swift, YRC o Hub non controllano più dell1 o del 2% della flotta che usano, pur fatturando grosse quantità di noli.
Nonostante le criticità del settore descritte, il valore e il peso del settore autotrasporti continuano ad essere superiori rispetto agli altri modi di trasporto e necessario nello scambio intermodale per collegare il breve e brevissimo raggio (centro di distribuzione e consumatore finale) e il medio e lungo raggio (centro di distribuzione o produzione e hub intermodale di riferimento sia esso il porto, lo scalo ferroviario o il deposito container). Secondo dati del Bureau of Transportation Statistics infatti, nel 2015 il 22% degli export americani e il 14% degli import è stato movimentato esclusivamente su gomma a fronte del 39% e 43% del comparto intermodale (generalmente combinato camion, treno e nave porta container).
Se pure alcuni spedizionieri cominciano a spostarsi verso il più stabile trasporto ferroviario, soprattutto in presenza di opzioni "on-dock", la realtà è che la maggior parte di essi non potrà far altro che accettare costi superiori e attendere tempi migliori sul fronte del "transit time". Le principali compagnie di navigazione operanti da e verso gli Stati Uniti che offrono servizi intermodali hanno già adottato o stanno per adottare rincari che riflettono l'aumento del costo di trasporto interno. La partita tra le poche grandi si risolverà a vantaggio di chi sarà in grado di fornire soluzioni alternative alla crisi, grazie a opzioni di porti di scalo che contengano il tempo finale di arrivo a destinazione.
In conclusione, nonostante l'autotrasporto su gomma sia ancora e continuerà ad essere parte integrante a importante del trasporto merci negli Stati Uniti non si vedono all'orizzonte ne stabilità ne tanto meno riduzione dei noli, soprattutto a fronte dell'atteso picco stagionale di volume di primavera. Per rispondere alla ridotta offerta e per mantenere compensi adeguati agli operatori, le compagnie di autotrasporto manterranno il trend di aumento delle tariffe che si rifletterà, se pure in maniera più contenuta, sui servizi intermodali offerti dalle compagnie di navigazione impegnate nei "Trade" da e verso gli Stati Uniti. Intanto fioriscono le attività di start up volte a perfezionare e commercializzare soluzioni di guida in remoto e auto pilota (due aziende tra tutte Mercedes e Tesla). Ma questo, per ora, è un futuro al di là dal venire.
Piergiuseppe Paternó
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