La chiusura di gran parte delle attività industriali e commerciali avviata in Europa da metà marzo e le limitazioni al transito tra i Paesi comunitari hanno colpito le grandi imprese di autotrasporto dell’Est, che hanno basato la loro crescita sul trasporto internazionale. Ne risentono già i bilanci del primo trimestre, come mostra i caso di Waberer’s International, il colosso ungherese che sta affrontando un periodo di crisi iniziata prima del coronavirus, ma da esso accentuata.
La prima trimestrale mostra un fatturato di 173,8 milioni, contro 182,2 milioni del 2019, con una flessione percentuale del 4,6%. l’Ebidta resta pressoché uguale (15,4 milioni contro 15,2 milioni), mentre migliora l’Ebid, passando da un rosso di 2.7 milioni a un valore positivo di 100mila euro.
Se limitiamo l’analisi all’autotrasporto internazionale, emerge un calo di fatturato del 17%, che è compensato dall’aumento di quello della logistica regionale in conto terzi, pari al 33%. I risultati dell’Ebidta e dell’Ebit sono dovuti sia all'acquisizione di nuovi clienti nella logistica, sia alla riduzione dei costi dell’autotrasporto, che ha portato anche al fermo del 30-40% della flotta internazionale. Per ridurre le spese, Waberer’s ha anche rinegoziato i salari degli autisti e i loro orari di lavoro, avviando anche un programma di ferie non retribuite.
La società ritiene che la stabilità finanziaria sia garantita da due elementi: la riduzione dei costi e la moratoria sui debiti stabilita dal Governo ungherese, che incide sui contratti di leasing dei veicoli. Un altro elemento è la riduzione del prezzo del carburante. Un altro aiuto dal Governo ungherese viene dall'introduzione della società nella lista di quelle ritenute essenziali, che ha comportato anche una collaborazione con l’esercito per fornire beni necessari a constatare il coronavirus.