La Brexit continua a tormentare la logistica britannico. Nei primi mesi di quest’anno lo ha fatto con la reintroduzione delle pratiche doganali, che hanno colpito soprattutto l’esportazione di prodotti alimentari e l’arrivo delle spedizioni del commercio elettronico. Ora le forti restrizioni sull’immigrazione stanno aggravando la carenza degli autisti di camion, al punto che già alcuni settori fondamentali, come il rifornimento dei negozi e dei supermercati, ne risente. Sono già avvenute alcune consultazioni tra il ministero delle Politiche alimentari e i rappresentanti della filiera logistica per affrontare il problema.
Nell’incontro del 16 giugno con il Governo, l’associazione Rha ha detto che nell’isola mancano almeno 100mila autisti, contro i 60mila prima della pandemia di Covid-19. A quel tempo, su 600mila autisti operanti in Gran Bretagna, almeno 60mila erano immigrati. L’emergenza sanitaria e la Brexit hanno spinto nei loro Paesi di origine migliaia di camionisti, che poi non sono tornati e probabilmente non torneranno.
A questo esodo si aggiunge l’invecchiamento dei camionisti. Oggi l’età media è di 55 anni e meno dell’uno percento ha meno di 25 anni. Ciò significa che c’è un flusso di abbandono del lavoro per pensionamento, ma anche per dedicarsi ad attività meno impegnative. L'afflusso di giovani è stato rallentato anche dalla chiusura degli esami per le patenti superiori causata dalla pandemia.
Il primo intervento chiesto dalla Rha è introdurre un visto per lavoratori temporanei per autisti di veicoli industriali, introducendo questa professione nella Home Office Shortage Occupation List, ossia l’elenco dei lavori carenti nell’isola. Questo è un provvedimento a breve termine, mentre su un orizzonte più ampio la Rha chiede interventi per favorire l’inserimento di nuovi autisti, tramite anche specifici programmi di formazione. Perciò, l’associazione chiede una specifica task force. Bisogna anche potenziare i parcheggi per i veicoli industriali e i servizi per i conducenti.
L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea le permette anche di sganciarsi dalle norme comunitarie sulle dimensioni dei veicoli e sulle ore di guida e di riposo e ci sono già interventi in tal senso. Il Governo ha già approvato la norma che estende la lunghezza massima dei semirimorchi da 13,60 a 16,65 metri, dopo una sperimentazione iniziata nel 2012 con semirimorchi lunghi 14,60 e 15,65 metri. Questa sperimentazione operativa svolta con 2600 veicoli industriali ha mostrato che aumentando la portata utile di sei pallet, tra il 2012 e il 2019 questi autoarticolati hanno percorso 54 milioni di chilometri in meno a parità di volumi trasportati, riducendo le emissioni inquinanti ma anche il numero di autisti impiegati. La norma è già in vigore, ma per ora manca l’offerta di semirimorchi più lunghi.
È invece ancora in discussione l’aumento delle ore di guida per gli autisti. La Federation of Wholesale Distributors chiede l’aumento del tempo giornaliero di guida da nove a undici ore e l'uso di autisti dell’Esercito per garantire la distribuzione di generi alimentari. Inoltre, propone la rinuncia temporanea delle certificazioni medica e professionale per quelle scadute.