Le telefonate di alcuni indagati – riportate dal Mattino di Napoli - mostrano chiaramente come le mafie controllano il trasporto stradale dei prodotti ortofrutticoli. In una delle intercettazioni, un indagato afferma in modo imperioso: "Domenica il mio camion deve uscire sempre carico (dal mercato ortofrutticolo di Giugliano, ndr), non importa la destinazione. E deve essere il primo a uscire. Gli altri possono stare a casa loro". Gli altri sono probabilmente gli autotrasportatori fuori dal giro mafioso, che evidentemente non viaggiano carichi e devono aspettare ore per caricare o scaricare.
Le organizzazioni mafiose non solo hanno il monopolio in alcuni mercati, ma impongono anche le tariffe. Che ovviamente per loro sono buone, mentre gli altri vettori devono viaggiare spesso sotto costo. A proposito di prezzi, un'intercettazione del 2012 fra Luigi Terracciano (ritenuto stretto collaboratore di Costantino Pagano, proprietario della Paganese Trasporti) e Francesco Sangari, appartenente a una famiglia di commercianti di frutta di Catania mostra una discussione tra i due. Terracciano chiedeva 70 euro per portare ogni bancale da Napoli ad Avezzano, mentre Sangari ne voleva pagare 60.
Secondo gli inquirenti, il monopolio della criminalità nei mercati ortofrutticoli determina per il consumatore un maggior costo di frutta e verdura di almeno il 15%. Ma la Coldiretti in una nota afferma che il prezzo chiesto al consumatore può essere fino a tre volte superiore a quello pagato al coltivatore. "Le influenze del monopolio dell'ortofrutta in mano a Cosa Nostra - sottolinea Coldiretti - seppur operativo a migliaia di chilometri di distanza ma con ramificazioni in tutta la Penisola, si sarebbero fatte sentire anche nel Nord Italia. Tutto questo mentre l'ortofrutta continua ad essere sottopagata agli agricoltori su valori che non coprono neanche i costi di produzione".
Secondo l'associazione degli agricoltori, "i punti più sensibili per le infiltrazioni malavitose sono costituiti dai servizi di trasporto su gomma dell'ortofrutta da e per i mercati; dalle imprese dell'indotto (estorsioni indirette quali ad esempio l'imposizione di cassette per imballaggio); dalla falsificazione delle tracce di provenienza dell'ortofrutta (come la falsificazione di etichettature: così, prodotti del Nord-Africa vengono spacciati per comunitari); dal livello anomalo di lievitazione dei prezzi per effetto di intermediazioni svolte dai commissionari mediante forme miste di produzione, stoccaggio e commercializzazione, secondo la Direzione Nazionale Antimafia". Il business delle Agromafie avrebbe raggiunto nel 2014 i 15,4 miliardi di euro.
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