Il Tribunale di Sulmona ha emesso il verdetto di primo grado per la vicenda dell'azienda di autotrasporto Di Nino Trasporti di Pratola Peligna (Aquila). È una vicenda complessa, iniziata nell'aprile del 2014, quando la Polizia Stradale denunciò quindici persone con l'accusa di avere manomesso il cronotachigrafo dei veicoli industriali per violare le norme sui tempi di guida, in seguito a una denuncia presentata da alcuni autisti. Tra gli indagati c'erano Piero e Stefano di Nino, titolari dell'omonima impresa. Nel luglio successivo, il Tribunale di Sulmona emise una sentenza di non luogo a procedere per i due titolari e per altri dipendenti dell'azienda abruzzese perché il fatto non sussiste.
Ma la Procura non lasciò il caso e presentò un ricorso contro tale decisione alla Corte di Cassazione, che nel marzo 2015 gli diede ragione e rimandò il fascicolo al giudice dell'udienza preliminare. Quest'ultimo decise nel marzo 2016 di rinviare a giudizio nove persone, tra cui i due titolari e sette dipendenti. Il 19 febbraio si è concluso il processo di primo grado, condotto dalla giudice Giovanna Bilò.
Secondo quanto riferisce il quotidiano abruzzese Il Centro, la sentenza condanna Piero di Nino a tre anni e nove mesi, a fronte di una richiesta del pubblico ministero a nove anni, più una multa di 1100 euro e il pagamento delle spese. La condanna riguarda l'estorsione verso gli autisti (riconoscendone due su dieci) e violazione di norme sulla sicurezza dei lavoratori. Stefano Di Nino è stato condannato solo per il questo secondo reato a nove mesi più le spese.
I due fratelli hanno subito anche la condanna a risarcire i danni e le spese giudiziarie a due dipendenti dell'azienda, ritenuti vittime dei reati penali. L'ammontare del danno sarà stabilito da un Tribunale civile. Altri quattro dipendenti dell'azienda abruzzese sono stati condannati a vario titolo per reati connessi alla rimozione dolosa delle protezioni di sicurezza sul lavoro (anche in questo caso il cronotachigrafo), mentre tre dipendenti sono stati assolti per non avere commesso il fatto. I difensori dei fratelli Di Nino hanno annunciato il ricorso in appello.
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