Il 12 febbraio 2024, la Guardia di Finanza ha eseguito un provvedimento di confisca per oltre tre milioni di euro emesso dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di un autotrasportatore (di cui non è precisato il nome) già arrestato perché ritenuto appartenente a una cosca di ‘ndrangheta. La confisca segue il sequestro emesso a gennaio 2023, sempre nei confronti della stessa persona.
In una nota, la Guardia di Finanza spiega che l’imprenditore “a partire dagli anni ’90 avrebbe posto in essere condotte illecite che gli avrebbero permesso di accumulare un patrimonio nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati”. La confisca, che applica il Codice Antimafia, riguarda “diversi compendi aziendali, quote societarie, terreni, fabbricati e numerosi rapporti e strumenti finanziari”.
L’imprenditore venne coinvolto nell’inchiesta Porto Franco, che nel 2014 portò all’arresto di tredici persone e il sequestro di beni per 56 milioni di euro. L’accusa era di associazione di stampo mafioso nei confronti d’imprenditori ritenuti dagli acquirenti affiliati ad alcune cosce di Gioia Tauro e che si sarebbero infiltrati in attività economiche connesse al porto.
Ricordiamo che la differenza tra sequestro e confisca risiede nella natura e nella durata delle due misure. Il primo è una misura cautelare provvisoria, che può essere di diversi tipi, come il sequestro probatorio, conservativo o preventivo, ed è disposta in via preventiva per garantire la conservazione dei beni in attesa di un giudizio. Invece, la confisca è una misura ablativa definitiva, applicata come pena accessoria all'esito di una sentenza di condanna.