Il 17 marzo 2025 la Guardia di Finanza ha annunciato il sequestro preventivo disposto dalla Procura di Bologna di oltre 36 milioni di euro nell’ambito di un’indagine su un presunto caso di corruzione tra privati e autoriciclaggio. Tra gli indagati figurano l’ex amministratore delegato e l’ex direttore finanziario della più importante catena della grande distribuzione operante in Italia, nonché un noto imprenditore del settore del trasporto su strada e un finanziere italiano residente all’estero, già noto alle cronache giudiziarie. Il comunicato non riporta i nomi delle società e delle persone indagate.
L’indagine, coordinata dal procuratore Francesco Caleca e dal sostituto procuratore Michela Guidi, è scaturita da un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Bologna dai rappresentanti di due cooperative socie di un noto consorzio della Gdo. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza ha condotto approfondite verifiche che hanno portato alla luce un meccanismo di corruzione volto a ottenere indebiti vantaggi economici.
Le accuse principali riguardano reati di corruzione tra privati e autoriciclaggio, per cui risultano indagate nove persone. Gli illeciti ruotano attorno a due operazioni principali: l’acquisizione di numerosi punti vendita da un importante operatore francese del settore e la stipula di contratti di trasporto e deposito con fornitori terzi. Secondo le indagini, l’ex amministratore delegato e l’ex direttore finanziario della catena Gdo coinvolta avrebbero costituito, con la complicità di familiari e tramite una fiduciaria, una società di consulenza con sede a Milano. Questa società sarebbe stata utilizzata come canale per ricevere pagamenti illeciti: oltre tre milioni di euro da società di trasporto e deposito, e 11,3 milioni di euro da un imprenditore romano residente all’estero, mascherati da consulenze fittizie.
L’imprenditore romano, attraverso un gruppo societario con sede in Lussemburgo, è divenuto partner finanziario del consorzio in un’importante operazione di acquisizione. Tramite una società veicolo, la sub-holding italiana del gruppo Gdo è stata rilevata, insieme ai relativi supermercati e immobili commerciali. Gli stessi immobili sono stati poi ceduti a fondi immobiliari gestiti dall’imprenditore, mentre il consorzio si è impegnato a cedere a quest’ultimo, al prezzo simbolico di un euro, una parte consistente della propria partecipazione nella società veicolo.
Il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, ha colpito beni per un valore di oltre 36,5 milioni di euro, di cui 28,64 milioni considerati profitto della presunta corruzione e circa otto milioni legati all’autoriciclaggio. L’analisi dei flussi finanziari ha rivelato che parte di queste somme sono state reinvestite con modalità tali da ostacolare la tracciabilità della provenienza illecita. Una quota rilevante delle risorse è stata inoltre utilizzata per spese personali di lusso, tra cui la partecipazione alla celebre corsa automobilistica Mille Miglia con un’auto storica acquistata grazie ai proventi illeciti.